Riceviamo e pubblichiamo il nuovo comunicato stampa del Coordinamento Produttori della Basilicata:
“La Basilicata sta affrontando la più grave crisi idrica della sua storia recente: gli invasi scendono, le aziende riorganizzano giorno per giorno il lavoro e intere filiere vivono sospese.
Eppure la gestione dell’acqua procede tra rinvii, dichiarazioni rassicuranti e processi che non modificano la realtà dei campi.
È il segno di un metodo che non è più all’altezza del tempo che viviamo.
In momenti come questo, oltre alle analisi servono gesti semplici: trattarsi con rispetto, ascoltarsi davvero, riconoscere la dignità del lavoro altrui.
Una comunità riparte da qui: da un metodo che unisce, non divide.
Per questo vogliamo essere chiari: non è una questione di Tizio, Caio o Sempronia, o di chi oggi ricopre ruoli istituzionali o associativi. Le persone cambiano; ciò che incide davvero è il metodo.
E il metodo degli ultimi anni ha mostrato il suo limite più evidente: l’incapacità di trasformare l’analisi in azione.
Lo vediamo ogni giorno: tavoli che si moltiplicano, documenti che non producono effetti, decisioni che arrivano troppo tardi. Mentre si dice che “l’emergenza è in valutazione”, per le imprese l’emergenza è quotidianità.
E nel susseguirsi di parole e rassicurazioni, manca ciò che serve per vivere: l’acqua.
Se bastasse la fede, la Basilicata avrebbe superato questa crisi da tempo.
Ma una regione non si governa con la speranza: si governa con dati solidi, responsabilità chiare e scelte tempestive. Rinominare i processi non li rende efficaci.
E mentre qualcuno continua a ripetere che “va tutto bene”, gli invasi – muti ma sinceri – raccontano un’altra storia.
Questa non è solo una questione di acqua.
È l’immagine di un settore che da anni ascolta molta propaganda e vede pochi fatti.
E in questo clima, mentre l’agricoltura chiede scelte e programmazione, tornano progetti energetici fuori contesto – impianti che nulla hanno a che vedere con la produzione agricola – che rischiano di sottrarre attenzione e risorse a ciò che serve davvero: acqua, dati e decisioni.
L’agricoltura non vive di slogan: vive di coraggio, pianificazione e risultati misurabili.
Attribuire le difficoltà alla sfortuna è comodo; assumersi la responsabilità richiede visione.
Si ripete che “si è fatto il possibile”, ma quando il paziente non sopravvive, non è mancato il possibile: è mancato il necessario.
Perché non è l’acqua a mancare oggi: è la volontà di decidere.
E la linea che separa la crisi dal declino è tracciata proprio da questa volontà.
Da questa consapevolezza nasce la crescita del Coordinamento. Imprese del Metapontino, del Vulture–Melfese e, a breve, della Val d’Agri e dell’Alta Murgia materana stanno convergendo verso un’unica direzione: uscire dall’attesa e costruire un metodo nuovo, fondato su dati, trasparenza e responsabilità. Una crisi che riguarda tutti non può essere affrontata con mezze misure.
Non è una gara a chi arriva primo: è una nuova assunzione di responsabilità.
Quando una comunità sceglie davvero la stessa rotta, non ci sono rivali: c’è una forza che cresce.
Noi abbiamo scelto di fare la nostra parte, con trasparenza e determinazione.
E chi crede in questo approccio non dovrà “seguire”: si troverà naturalmente accanto, perché il futuro non lo trascina chi parla, ma chi agisce.
Non abbiamo tessere né ambizioni personali.
Abbiamo competenze, metodo e un obiettivo semplice: restituire all’agricoltura ciò che merita.
I problemi non spariscono ignorandoli e l’assenza di scelte non irrigua i campi né trattiene i giovani.
Per questo le nostre priorità sono chiare:
• Dati pubblici e aggiornati, per scelte basate sui fatti.
• Una governance dell’acqua moderna, con responsabilità definite.
• Cronoprogrammi reali, misurabili passo dopo passo.
• Programmazione autentica, non improvvisata.
Le nostre proposte sono pubbliche, realizzabili e aperte a chiunque voglia contribuire.
Il settore agricolo non ha bisogno di annunci: ha bisogno di una direzione.
Noi andiamo avanti con un approccio manageriale fondato su visione, metodo e responsabilità.
Chi riconosce questa necessità troverà naturale camminare accanto a noi.
Perché ogni crisi può essere una fine, oppure un inizio.
La Basilicata merita che questa sia l’inizio.
Un futuro non si aspetta: si costruisce. Adesso”.






















