Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del Presidente U.S.C. – Michele Cataldi:
“L’Unione Sanità Convenzionata (USC) ha chiesto all’Assessore alla Salute della Regione Basilicata un incontro urgente per affrontare in modo concreto e operativo il tema delle liste d’attesa.
L’obiettivo non è la polemica, ma la chiarezza: comprendere come e quando le misure regionali adottate per il recupero delle prestazioni potranno trovare piena applicazione entro la fine dell’anno, evitando che i buoni propositi si trasformino in un nuovo fallimento amministrativo.
Le liste d’attesa sono il vero termometro dello stato di salute del Servizio Sanitario Nazionale.
Dietro ogni numero, ogni prenotazione rinviata, ogni settimana che passa prima di una visita, c’è una persona in attesa di diagnosi, di sollievo, di speranza.
È per questo che il tema non è solo organizzativo o amministrativo, ma profondamente umano, etico e, in ultima analisi, politico.
Il tempo è un fattore critico per la riuscita della cura, nel bene e nel male.
In medicina, infatti, il tempo è parte integrante della terapia.
Ogni giorno guadagnato nella diagnosi può fare la differenza tra una cura efficace e una malattia che si aggrava; tra un recupero pieno e una compromissione permanente, o addirittura fatale.
Ridurre le liste d’attesa significa, dunque, aumentare le probabilità di guarigione, migliorare la prognosi e, non ultimo, rafforzare la fiducia dei cittadini nel sistema sanitario. Un sistema che cura in tempo è un sistema che funziona.
La fiducia è anche un elemento decisivo della percezione della qualità, che nasce e poggia sui tempi di attesa.
La qualità percepita dai pazienti non dipende solo dall’esito clinico, ma anche dall’esperienza complessiva del percorso di cura: dall’accoglienza, dalla chiarezza delle informazioni, dalla facilità di accesso e, soprattutto, dalla rapidità con cui il sistema risponde.
Quando una prestazione è prenotabile in tempi brevi, il cittadino percepisce di essere al centro del sistema; quando deve attendere mesi, la fiducia vacilla, e con essa il senso stesso del diritto alla salute come bene pubblico.
Le liste d’attesa sono, dunque, anche un indicatore di qualità relazionale, di equità e di prossimità del sistema sanitario verso le persone.
Le liste d’attesa rappresentano inoltre un indicatore dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e del bilanciamento tra domanda e offerta.
Un territorio in cui i tempi medi di prenotazione per ecografie, visite specialistiche o esami diagnostici superano le soglie standard non è solo inefficiente: è un territorio in cui i LEA non sono pienamente assicurati e dove la produzione e l’offerta di prestazioni sono insufficienti a soddisfare la domanda reale.
Monitorare e ridurre le liste d’attesa significa verificare se le risorse sono allocate nel modo giusto e nella quantità necessaria, per comprendere se il principio di universalità del SSN sia davvero rispettato o resti solo un enunciato incompiuto.
Ma le liste d’attesa sono anche conseguenza di un diverso livello di efficienza organizzativa.
La gestione delle prenotazioni rappresenta il punto nevralgico dell’intero processo.
Molte criticità derivano da errori strutturali nella configurazione delle agende CUP: impostazioni rigide che non tengono conto del mix di prestazioni erogabili in un unico appuntamento (cluster), rigidità burocratiche, scarsa flessibilità e dialogo tra le strutture e il sistema centrale di prenotazione.
Un’agenda costruita male genera code artificiali e distorce la percezione della domanda.
Serve invece una gestione dinamica, capace di adattarsi all’andamento reale delle richieste e alle disponibilità effettive dei professionisti.
Un altro fattore spesso sottovalutato è quello delle mancate disdette.
Ogni appuntamento non cancellato in tempo è un posto che resta vuoto e un paziente che resta in attesa.
In molti Paesi europei la percentuale di “no-show” supera il 10%, generando ritardi sistemici e sprechi di risorse. Sarebbe importante capire quanto incida questo fenomeno in Basilicata.
L’introduzione di procedure digitali semplici — SMS automatici, reminder via WhatsApp o portale web, telefonate fino all’ultimo minuto — consente di ridurre drasticamente il problema, ricollocando in tempo reale i posti liberati ad altri utenti in lista.
La tempestività è la chiave di volta: ogni disdetta dovrebbe attivare automaticamente un meccanismo di ricollocazione, in un sistema unico e condiviso in cui CUP, strutture pubbliche e accreditate operano in tempo reale, senza distinzioni e senza barriere.
La sanità pubblica non è un’azienda, ma può e deve avere un orientamento alla soddisfazione del cittadino.
Ogni persona che prenota una prestazione chiede prima di tutto attenzione, ascolto, chiarezza.
Misurare la soddisfazione dei pazienti, raccogliere feedback, correggere le inefficienze non è un dettaglio, ma una necessità.
La “customer satisfaction” in sanità non riguarda solo la cortesia o il comfort, ma la fiducia, la chiarezza e la percezione di essere realmente presi in carico.
Sotto questa luce, la tecnologia è un alleato della prossimità.
L’evoluzione delle soluzioni ICT offre oggi strumenti straordinari: piattaforme digitali integrate tra pubblico e privato, algoritmi predittivi che stimano la domanda e ottimizzano le agende, app per la prenotazione e la disdetta autonoma, sistemi di analisi dei dati che monitorano i tempi e consentono interventi mirati.
Ma la tecnologia, da sola, non basta.
Serve una cultura organizzativa che la sappia usare, una visione che si prefigga di “curare” anche l’attesa, e una leadership capace di far dialogare tutti gli attori del sistema.
Le liste d’attesa sono il riflesso di come un sistema sanitario si prende cura non solo dei corpi, ma del tempo e della dignità delle persone. Non basta garantire la prestazione: bisogna garantire l’accesso, la tempestività e il gradimento.
Ridurre l’attesa significa curare l’attesa stessa — e con essa, ricostruire la fiducia tra cittadini e istituzioni.
Perché la prima cura, quella che nessuno dovrebbe mai rimandare, è il diritto di ogni persona ad essere ascoltata, vista e curata in tempo”.






















