In vigore i dazi di Trump sull’acciaio: tariffe del 50% da oggi. Le conseguenze

Sono entrati in vigore alla mezzanotte ora locale (le 06:00 in Italia) i nuovi dazi del 50% imposti dall’amministrazione Trump sulle importazioni di alluminio e acciaio dal resto del mondo.

Si amplia così come riporta tg.La7 la guerra commerciale del presidente statunitense, con una mossa destinata ad alimentare le tensioni con i principali partner economici del Paese.

Trump ha firmato ieri l’ordine esecutivo che aumenta queste tariffe dal 25% al 50%.

“Se ad altri Paesi è consentito usare dazi contro di noi e a noi non è consentito contrastarli, rapidamente e agilmente, con altre misure, il nostro Paese non ha nemmeno una piccola possibilità di sopravvivenza economica”, ha scritto su Truth il presidente Usa.

Dopo aver imposto e rapidamente rimosso dazi su gran parte del mondo, solo per poi reintrodurli in forma ridotta, Trump la scorsa settimana ha nuovamente puntato l’attenzione sui mercati globali dell’acciaio e dell’alluminio – e sul dominio della Cina.

Trump ha firmato martedì un ordine esecutivo per formalizzare la nuova misura.

I dazi più alti, si legge nell’ordine, “contrasteranno in modo più efficace i paesi stranieri che continuano a scaricare acciaio e alluminio a basso prezzo e in eccesso sul mercato statunitense, compromettendo così la competitività delle industrie americane”.

L’aumento si applica a tutti i partner commerciali tranne il Regno Unito, l’unico Paese finora ad aver siglato un accordo commerciale preliminare con gli Stati Uniti durante la pausa di 90 giorni decisa da Trump, che scadrà l’8 luglio.

Per acciaio e alluminio provenienti dal Regno Unito – che comunque non figura tra i principali esportatori verso gli Usa – la tariffa resterà al 25% almeno fino a quella scadenza.

Gli Stati Uniti importano circa un quarto del loro fabbisogno d’acciaio.

I dati mostrano che i nuovi dazi colpiranno duramente soprattutto i partner commerciali più vicini: Canada e Messico, rispettivamente al primo e terzo posto per volumi spediti negli Usa.

L’ufficio del primo ministro canadese Mark Carney ha detto che il Canada è “impegnato in negoziati intensi e in corso per ottenere la rimozione di queste e altre tariffe”.

Il ministro dell’economia messicano, Marcelo Ebrard, ha ribadito che i dazi sono insostenibili e ingiusti, soprattutto considerando che il Messico importa più acciaio dagli Stati Uniti di quanto ne esporti.

“Non ha alcun senso che gli Stati Uniti impongano un dazio su un prodotto di cui hanno un surplus,” ha detto, aggiungendo che il Messico chiederà un’esenzione dall’aumento venerdì.

I funzionari europei sperano ancora di ottenere un’esenzione dalle maggiorazioni sui dazi.

Domani (5 giugno) è previsto un incontro cruciale a Parigi tra il commissario europeo per il commercio, Maroš Šefčovič, e il rappresentante commerciale statunitense, Jamieson Greer.

Anche se un aggravio del 50% è considerato insostenibile per gli esportatori, fonti a Bruxelles indicano che difficilmente l’Unione europea risponderà in modo speculare, vista la delicatezza dei negoziati su altre tariffe imposte da Trump negli ultimi mesi.

L’Ue è pronta ad attivare un pacchetto di dazi da 21 miliardi di euro sulle esportazioni statunitensi, già approvato ad aprile in risposta ai primi dazi su acciaio e alluminio.

La sovrapproduzione cinese è un problema anche per il mercato europeo.

La domanda in calo, anche grazie all’abbondanza di materia prima a costo minore in arrivo dalla Cina, ha portato a enormi perdite di posti di lavoro.

A soffrire maggiormente è stata l’acciaieria tedesca ThyssenKrupp Steel. Ma in Italia in primo piano è naturalmente la situazione dell’Ilva.

Sull’introduzione dei dazi è in corso una battaglia legale e politica negli Usa.

La Corte del Commercio internazionale degli Usa, a fine maggio, ha invalidato la decisione unilaterale del presidente Trump di introdurre le tariffe con la motivazione che non avesse l’autorità per imporre tariffe così generalizzate.

Ma l’amministrazione Trump ha presentato ricorso alla Corte Suprema e si prepara a dare battaglia.

9 luglio. E’ la data in cui finirà la pausa concessa da Trump alla maggior parte dei Paesi prima di introdurre i “dazi reciproci” decisi ad aprile (quelli indicati sulla famosa lavagnetta del “Liberation Day”)

14 luglio. E’ il giorno prescelto per la risposta dell’ue, con tariffe da 21 miliardi di euro.

12 agosto. Fine della pausa prima dell’entrata in vigore dei dazi Usa sulle importazioni cinesi.

Nei giorni scorsi il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha messo in guardia sull’impatto che i dazi rischiano di avere sull’economia: “Costeranno un punto al Pil mondiale”, ha dichiarato.

L’Ocse ha rivisto al ribasso le stime di crescita economica globale, prevedendo un rallentamento dal 3,3% del 2024 al 2,9% per il 2025-2026 a causa della guerra commerciale avviata dal presidente Usa Donald Trump.