“A Gennaio Basilicata al primo posto, tra le regioni italiane, per maggior numero di ore autorizzate di cassa integrazione”. Ecco tutti i dati

“Il nuovo anno è cominciato nel modo peggiore sul fronte della cassa integrazione in Basilicata.

A Gennaio secondo il rapporto dell’Ufficio Lavoro, Coesione e Territorio Uil, il dato regionale pone la Basilicata al primo posto tra le regioni italiane per maggior numero di ore autorizzate.

Quasi un quarto delle ore di cassa integrazione del mese (poco più di 10 milioni), sono assorbite dalla nostra regione, che è tra l’altro, una delle pochissime che hanno registrato un aumento di ore a gennaio di quest’anno (Basilicata +162%, seguita dalla Sardegna +23,1% e Friuli Venezia Giulia +3,4%).

Ma quando analizziamo il dettaglio provinciale, scopriamo che il montante di ore di cassa integrazione della Basilicata è quasi esclusivamente concentrato a Potenza con 10.046.441 ore (stiamo parlando di circa 59 mila lavoratrici e lavoratori in cassa integrazione a zero ore), seguita a forte distanza, da Frosinone con circa 2,2 milioni di ore”.

Dice il segretario regionale Uil Basilicata Vincenzo Tortorelli:

“Sono dati che specie dopo i tanti ed autorevoli interventi ascoltati a Matera nell’iniziativa di Confindustria dovrebbero far riportare a tutti i piedi per terra e la testa concentrata su problemi reali. Il dato di gennaio coinvolge principalmente Stellantis di Melfi e richiama alla realtà il tema della transizione energetica con il nodo centrale delle auto elettriche.

Ed in prossimità dell’8 marzo, un’ulteriore riflessione deve riguardare ancora le donne.

Anche se i dati Istat di gennaio ci parlano di una crescita dell’occupazione femminile, sia pure a “macchia di leopardo” e non omogenea sull’intero territorio nazionale, per loro si continuano a registrare gap occupazionali e retributivi rispetto agli uomini (nel 2021 il gap retributivo è stato del 26% ed in aumento rispetto al 2019).

Un’alta percentuale di donne è inattiva per motivi familiari. Ecco perché diciamo che pur in presenza del quadro positivo che emerge dai dati Istat di oggi, non ci si può adagiare su questi risultati.

C’è molto, moltissimo ancora da fare per costruire un mercato del lavoro inclusivo e di qualità.

E, al contempo, è necessario lavorare per evitare di perdere, nel tempo, pezzi di occupazione riconquistata dopo anni difficili.

In tale prospettiva, occorre guardare alle trasformazioni demografiche in essere, alla velocità dei cambiamenti del mercato del lavoro, alle nuove competenze richieste dal mercato, puntando su forti investimenti in formazione, in generale, e in formazione continua, in particolare.

Un nostro recente studio ha evidenziato un gender play gap allarmante. Tanto per citare il dato nel 2021 le lavoratrici del settore privato hanno guadagnato quasi ottomila euro in meno dei colleghi uomini.

Il sindacato ha l’obbligo di condizionare il governo a fare scelte rispettose delle persone che rappresenta, ascoltando e condividendo la strategia con lavoratrici e lavoratori.

Ed è per questo che la Uil attraverso una serie di iniziative, di assemblee, sta dando voce al Paese reale perché la sicurezza sul lavoro, la formazione, le politiche salariali, la riduzione delle tasse per lavoratori e pensionati, le politiche sociali sono priorità per costruire un Paese diverso, più giusto più equo”.