Nel materano un proiettile per chiudere la bocca a Filippo! “La mafia uccide, il silenzio pure”, la sua risposta

Atto intimidatorio contro un giornalista lucano.

Il bersaglio del vile gesto è Filippo Mele, corrispondente della Gazzetta di Basilicata (redazione di Matera).

A darne notizia lo stesso mele che ha raccontato come sono andate le cose:

“Stamattina ho ricevuto il “regalo” della criminalità per me.

Ad un metro dal cancello della mia casa di campagna ho trovato una busta bianca con all’interno un foglio, anch’esso completamente bianco, una penna biro col tappo rosso, un colpo di pistola.

Ho chiamato i carabinieri che sono intervenuti subito.

Con loro, poi, ci siamo accorti di un buco praticato nella tettoia a destra della palazzina.

I cocci delle tegole e del legno erano alla distanza di circa 3-4 metri. Uno squarcio.

Il “regalo” mi ha turbato ed emozionato.

Ora, mentre scrivo, a distanza di qualche ora, sono più rilassato.

Ma la minaccia è pesante.

La penna rossa può significare che ho scritto articoli con errori, da cancellare.

Oppure che non ne devo scrivere più di similari.

Oppure il rosso indica il sangue.

Il colpo di pistola che i carabinieri mi hanno detto essere inesploso significa che sono nel mirino.

Il prossimo può esplodere su di me.

Scrivo queste cose con due finalità.

La prima è rivolta ai miei familiari, ai miei amici, ai miei pazienti, ai miei lettori su La gazzetta del mezzogiorno, sul mio blog e sulla mia pagina facebook:

sento il vostro sostegno, il vostro appoggio morale, la vostra vicinanza.

Nel contempo, però, chiedo anche il vostro aiuto concreto, fisico: guardatemi, proteggetemi, sostenetemi.

La seconda finalità è rivolta a chi mi sta minacciando.

IO NON HO PAURA DI VOI. Perchè agite di notte, con il buio? Perchè non vi presentate faccia a faccia con me, alla luce del sole? Io sono il vostro bersaglio. Sapete dove trovarmi. Venite ad affrontarmi. Sappiate, intanto, che la vostra penna biro col tappo rosso ed il vostro colpo di pistola inesploso non mi impediranno di continuare a scrivere ed a parlare.

Proprio come ho scritto e parlato sino ad oggi. Uguale. Neanche un rigo p una parola in meno.

Voglio troppo bene al giornalismo, al mio giornale, alla martoriata Scanzano Jonico ed al Metapontino, per poter star zitto.

Voglio concludere con lo striscione dei giovani che ho fotografato e presentato al convegno contro la criminalità in parrocchia del 5 ottobre scorso:

LA MAFIA UCCIDE, IL SILENZIO PURE. NOI VOGLIAMO VIVERE”.

Dopo la diffusione della notizia ecco il messaggio di solidarietà a firma di Don Basilio Gavazzeni (presidente Fondazione Lucana Antiusura), Marina Festa (presidente Adiconsum Matera) ed Angelo Festa (presidente Associazione “Famiglia e Sussidiarietà”):

“Altro pranzo che viene avvelenato al dessert da una cattiva notizia che discende dal nostro Tg3: al medico Filippo Mele, corrispondente della Gazzetta del Mezzogiorno da una vita, fra le terre opime e tormentate del Metapontino, è stato recapitato in busta un proiettile di minaccia.

Filippo, fregatene!

“Non sono giganti, sono mulini a vento” diceva Sancio Panza a Don Chisciotte”.

Tu, Filippo, evita ogni inutile titanismo.

Non farti consolare dalle processioni dei ragazzi armati di bandierine e di slogan ritriti.

Resta probo, libero, tempestivo, cane senza collare.

Nonostante tutto, credi nel firmamento sereno, nella meglio gente nostra e nella tua terra generosamente fruttifera.

Avanti”.

Anche la vicepresidente della Regione Basilicata, Flavia Franconi, ha commentato l’episodio intimidatorio nei confronti del giornalista:

“A nome del governo regionale della Basilicata, esprimo profonda vicinanza al giornalista Filippo Mele, vittima di un atto intimidatorio indegno ad opera di persone che hanno scelto di mettere a tacere le proprie coscienze e di rappresentare la parte insana, per fortuna minoritaria, della società lucana.

Vicinanza che si estende alla sua famiglia, alle persone che in questo momento stanno cercando di farlo sentire meno solo, ai colleghi della redazione e a tutti i giornalisti impegnati quotidianamente, per missione prima ancora che per dovere professionale, nel racconto di episodi delinquenziali come quelli registrati negli ultimi anni nel Metapontino.

Fatti come questi riguardano tutti, non solo chi li subisce.

I giornali sono pilastri della democrazia e quando un giornalista è limitato nel proprio lavoro, è la comunità ad essere meno libera.

Sono certa che le forze dell’ordine, le istituzioni, gli organismi rappresentativi della categoria dei giornalisti e tutti i cittadini lucani sapranno fargli sentire la loro vicinanza”.