Un viaggio da Eboli a Matera alla riscoperta della Via del Grano! Ecco l’iniziativa

Lo scorso 9 Luglio 2019 ad Eboli, presso l’aula consiliare del Comune, guidato dal Sindaco Massimo Cariello, si è tenuto un primo incontro istituzionale, tra i Comuni, campani e lucani, che insistono sulla “Via del Grano”.

L’incontro si è concluso con la firma di un importante protocollo di amicizia e d’intesa nel segno della collaborazione culturale, sportiva e turistica.

Ecco quanto fanno sapere gli organizzatori in un comunicato ufficiale:

“L’obiettivo è la valorizzazione, storica e paesaggistica, dei 60 paesi che si trovano lungo la via del grano.

A Settembre ci sarà una nuova riunione, allargata ai Presidenti delle Regioni Campania e Basilicata, per definire i progetti di valorizzazione turistica e storica, ma anche infrastrutturale nel segno dell’appartenenza a quella via del grano che era un simbolo di comuni radici al di là delle differenziazioni amministrative.

Sono intervenuti, per la Basilicata, Elisabetta Chieca (Assessore al Turismo del Comune di San Fele) e Raffaele Mira (Assessore alla Cultura del Comune di Ruvo del Monte), convinti dell’importanza di questo grande progetto di riconquista dell’identità.

La Via del Grano è l’antica e principale arteria stradale del 700’, che univa Napoli al tavoliere delle Puglie, attraversando valli e paesi (come recita l’Epitaffio sito ad Eboli ed eretto dal Re Ferdinando IV nel 1797).

L’asse viario fu costruito dal Marchese di Valva (ministro delle strade ed i ponti del Regno di Napoli) e nacque a seguito di una grande carestia che c’era in quegli anni nel Regno di Napoli.

La storia della Via del Grano corrisponde a quella dell’antico Regio Cammino di Matera che partendo da Eboli, come diramazione della strada delle Calabrie, giungeva fino a Melfi.

Era un tracciato nuovo che collegava fra loro molti comuni e che ebbe una certa importanza in quanto bretella di collegamento tra la costa tirrenica, dove dominava la città di Napoli, grande via di commercio, e la costa adriatica, lungo le cui zone pianeggianti avveniva la produzione del frumento.

Al momento della venuta di Carlo di Borbone sul trono di Napoli, la situazione viaria era alquanto disastrosa; mancavano strade consolari e provinciali e perfino i comuni posti a breve distanza fra loro erano privi di agevoli comunicazioni.

Le cause erano dovute alla struttura sociale e politica caratterizzata dal potere feudale e dal fiscalismo governativo: i baroni non apportavano migliorie nei propri possedimenti e lo Stato trascurava le opere di pubblica utilità.

In realtà intorno al 1760 il sistema viario meridionale era ancora molto limitato.

Considerato ciò, su insistenza di vari Comuni, Ferdinando IV nel 1789 ne ordinò la costruzione con un Dispaccio reale.

Allo scopo di stabilire più stretti legami tra i Comuni in pieno spirito di amicizia e di collaborazione, con l’obiettivo di trasformare in un vero e proprio gemellaggio una collaborazione efficace e solidale tra le varie comunità insistenti sul percorso de “La Via del Grano” e nella certezza che una fattiva e fruttuosa collaborazione costituisca una premessa fondamentale per una migliore e reciproca conoscenza, lo scorso 9 Luglio si è dato inizio allo sviluppo di questo importante progetto.

Abbiamo necessità di investire, malgrado le difficoltà, nel Turismo e nella Cultura, per svelare situazioni dimenticate e dare il giusto valore a persone e luoghi, a patrimoni storici, artistici, architettonici, culturali, naturali sconosciuti ai più. La Basilicata, crocevia tra Nord e Sud, offre paesaggi unici.

Il patrimonio culturale ha un valore universale per ciascuno di noi, per le comunità e le società.

È importante conservarlo e trasmetterlo alle generazioni future.

Si può pensare al patrimonio come a “un qualcosa del passato” o di statico, ma in realtà si sviluppa attraverso il nostro modo di rapportarci ad esso.

Per di più, il nostro patrimonio culturale ha un ruolo importante da svolgere nella costruzione del futuro dell’Europa.

Prendendoci cura del nostro patrimonio culturale, possiamo scoprire la nostra diversità e avviare un dialogo interculturale su ciò che abbiamo in comune.”