Rifiuti gettati dall’auto, arrivano multe record e ritiro della patente. Previsto anche l’arresto

Pene più severe per chi inquina e primi 15 milioni di euro per le bonifiche.

Sono i due aspetti centrali del decreto legge sulla “Terra dei fuochi” approvato dal Consiglio dei ministri e che è entrato in vigore sabato 9 agosto.

Il decreto, come fa sapere la stampa, introduce misure straordinarie per “contrastare i reati ambientali e restituire legalità ai territori colpiti da roghi e traffici illeciti di rifiuti, tutelando la salute pubblica e l’ambiente”.

La norma prevede ammende da 1.500 a 18.000 euro per chiunque abbandoni rifiuti utilizzando un veicolo a motore, con la sospensione della patente da uno a quattro mesi.

Per titolari d’impresa e responsabili di enti le pene sono più dure: arresto da sei mesi a due anni o multe da 3.000 a 27.000 euro.

Gettare a terra un fazzoletto o un mozzicone di sigaretta può costare fino a 1.188 euro di multa.

La situazione si fa però più grave se si abbandona per esempio una lattina o una bottiglia di vetro vuota, oppure un sacchetto di rifiuti: in questi casi è prevista una segnalazione alla Procura e la sanzione che può andare da fino a 18.000 euro.

Se l’abbandono avviene in aree contaminate, protette o comunque a rischio ambientale, o se crea pericolo per la salute delle persone, la reclusione va dai sei mesi fino a cinque anni e mezzo. Per i rifiuti pericolosi il limite sale a sei anni e mezzo.

Le infrazioni potranno essere accertate anche senza contestazione immediata, grazie alle immagini degli impianti di videosorveglianza comunali. In questi casi sarà il sindaco a firmare la sanzione.

Particolare attenzione è rivolta alle aziende che movimentano rifiuti senza iscrizione all’Albo nazionale dei gestori ambientali: sospensione dell’attività da 15 giorni a due mesi, cancellazione in caso di recidiva e divieto di reiscrizione per due anni. Nei casi più gravi, stop alla patente fino a otto mesi.

Realizzare o gestire una discarica abusiva comporterà la reclusione da uno a cinque anni, che può arrivare a sette se si tratta di rifiuti pericolosi o l’area è a rischio.

In caso di condanna, il terreno sarà confiscato e il responsabile dovrà bonificarlo.

Per la combustione illecita di rifiuti le pene vanno da tre a sei anni per materiali non pericolosi e da tre anni e mezzo a sette anni per quelli pericolosi, con aumenti in caso di incendio.

Se l’illecito è commesso nell’ambito di un’attività imprenditoriale o organizzata, le pene aumentano di un terzo e il titolare può essere perseguito anche per omessa vigilanza.

Il decreto recepisce anche una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e punta a una tutela ambientale più efficace.

Il messaggio è chiaro: sporcare il territorio non sarà più una “multa leggera”, ma un reato con conseguenze pesanti, sia sul portafoglio che sulla libertà personale.