Tanti i fedeli materani giunti in Molise per l’Arcivescovo Biagio Colaianni nel giorno della cerimonia d’insediamento nella nuova diocesi. I dettagli

A Castelpetroso oggi l’insediamento dell’Arcivescovo Biagio Colaianni, ex parroco della chiesa di San Giacomo, a Matera.

Successore di mons. Bregantini, guiderà la Diocesi di Campobasso-Bojano, in Molise.

La solenne funzione religiosa nella Basilica Minore dell’Addolorata.

Tanti i fedeli arrivati da Matera e provincia.

Di seguito il discorso d’ingresso di S.E. Mons. Biagio Colaianni:

“Amati fratelli nella fede, in Dio voglio ringraziare tutti quanti voi.

È nella Santissima Trinità che riconosco quanto Dio ha donato a me indegno suo servo chiamato al Ministero e servizio Episcopale nella Chiesa di Campobasso-Bojano.

Chiedo alla paternità di Dio di custodire nella fede, nell’amore e nella pace la nostra regione del Molise e le nostre diocesi che in essa servono tutto il popolo che Egli ci affida.

A Gesù Cristo suo Figlio chiedo che ci dia la Sapienza per vivere, insegnare e indicare, come maestri, la ricerca e attuazione del bene per ogni uomo.

Allo Spirito Santo chiedo che ci guidi alla unità e comunione perché ogni comunità cristiana mostri il volto credibile ed evangelico della fraternità degli uomini e della santità della Chiesa che oggi come sempre è chiamata a essere segno visibile della presenza e vicinanza amorevole di Dio.

Ringrazio Sua Eminenza il Cardinale Giuseppe Petrocchi e tutti voi Vescovi che mi avete onorato della vostra presenza segno di accoglienza e di fraternità insieme a quanti impossibilitati a partecipare che mi hanno fatto pervenire parole di affetto e incoraggiamento accompagnate dalla preghiera.

Con affetto ringrazio Monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo per avermi sempre sostenuto paternamente e, in particolare, aiutato nel cammino di comprensione e serena obbedienza di quanto la volontà di Dio mi sta chiedendo. Di Monsignor Giancarlo Bregantini sto sperimentando la vicinanza e l’impegno nel volermi aiutare e far sì che io sia accolto in diocesi nella diversità di quanto posso donare.

Ringrazio le Autorità Civili presenti e rappresentate nelle persone delle Eccellenze signore Prefetto di Isernia e Campobasso e dei Sindaci. Ringrazio le Autorità Militari che con il loro servizio sono riferimento di sicurezza e tutela che dà serenità. Grazie per l’attenzione che in vario modo avete espresso nei miei confronti, segno della volontà e disponibilità a collaborare, nelle modalità proprie di ciascuno, a servizio del bene comune per ogni cittadino. Ringrazio Telemolise per aver permesso a tanti di partecipare alla celebrazione, da casa seguendo in TV, in collegamento anche con TeleRadioEmme per i fedeli della mia Arcidiocesi di provenienza di Matera-Irsina assieme a quella di Tricarico.

Grazie bambini, la vostra accoglienza ha riempito il mio cuore di tenerezza e di gioia.

Dopo i saluti qual è la prospettiva nella quale mi pongo, qual è il programma che ho, che vorrei e che penso di attuare?

Avrete sicuramente tante attese, forse di novità e cambiamenti o di conferme di quanto realizzato e che vi appartiene e custodite gelosamente. Siate sereni, non sconvolgerò niente e nessuno, nemmeno sono per il “Si è sempre fatto così”.

La novità, e il cambiamento o il preservare e conservare le proprie radici cristiane e culturali, è da sempre prerogativa data dal Vangelo, purché ci si apra alla novità continua che è Cristo e ci si lasci da Lui confermare nella fede.

Esiste già, da sempre, un programma di vita personale e comunitaria, della chiesa e per l’umanità, che è vivere e attuare il Vangelo annunciandolo a tutti nella testimonianza dell’amore di Dio. Basterebbe, se lo accogliessimo non come una semplice idea, ma come il progetto che Dio ha su ognuno di noi, per amarci e salvarci.

Ci è dato l’Annuncio della Salvezza dal Signore che si fa Maestro con la sua Parola, che ci educa e ci forma per ascoltare e fare la sua volontà.

Annunciare il Vangelo ci sollecita ad incontrare le periferie, l’uomo di periferia non per collocazione geografica, ma l’uomo che è distante da Dio. È necessario toccare il cuore di ognuno, vicino o lontano che sia, il suo animo e il suo spirito perché riscopra che in lui abita il Signore.

Dobbiamo annunciare il buono di cui la Chiesa è capace e di come in essa ciascuno ha opportunità e possibilità di crescita, nessuno è periferico dell’amore di Dio che è al centro della vita e ha desiderio di renderci familiari con Lui e con i fratelli nei quali incontrarlo e riconoscerlo.

Dalla periferia al centro e fondamento, alla sorgente, all’altare, all’Eucaristia. Sia importante voler incontrare Dio e ogni uomo in ogni celebrazione. Siano celebrazioni raccolte, attente, di vera comunione con il Signore e con i fratelli. Non sono solo atto rituale per assolvere ad un precetto.

L’Eucaristia è spezzare il pane, condividerlo con chi non ne ha, con gli ultimi, i poveri, ritenuti lo scarto, che però sono sempre gli eletti di Dio, segno della Carità di Cristo per tutti quanti noi, risorsa possibile per la conversione dei nostri cuori e per imparare ad amare e servire.

Ci insegnano e invitano a rispettare la dignità di ognuno, ad affrontare le difficoltà, contrarietà e durezza della vita con forza e speranza, sono l’occasione per ogni Cristiano di educarsi a riconoscere in loro il volto di Cristo.

L’incarnazione e la vita di Gesù, quanto il Papa continuamente raccomanda, sono annuncio eloquente nell’indicare i fratelli poveri, deboli, lontani da casa o dal proprio Paese, fragili nel corpo e nello spirito, come coloro con cui camminare come cristiani condividendo la vita.

Il paragone del Corpo di cui Cristo è Capo come ricorda San Paolo, ci dice che le membra più sane e forti sono di aiuto e sopperiscono a quelle più deboli.

Allora quale programma per la nostra chiesa?

Non credo ci si debba inventare nulla di originale, il Vangelo è programma di vita che si riconosce in Cristo.

La Chiesa nel suo cammino sinodale dice il modo, l’unità e la comunione con cui vivere ogni programma: nel confronto pacifico e nella comprensione del nostro tempo e della storia che siamo chiamati a costruire nella coesione e fraternità, nell’apertura a tutti riconoscendo il valore di ogni diversità.

Nell’Arcidiocesi di Campobasso Boiano abbiamo gli Atti del Sinodo già celebrato che va attuato per coglierne i frutti, è l’itinerario e cammino già tracciato per la nostra chiesa locale.

Andiamo verso il Giubileo del 2025 che ci invita a ritrovare il valore e il gusto della preghiera che è fondamento della fede, espressione della relazione con Dio, incontro e comunione con ogni fratello.

Siamo invitati ad avere custodia e salvaguardia del Creato.

Ormai è evidente che per interessi di parte e di potere, per ingordigia e avidità di consumare ogni bene, dimentichiamo che la Terra è dono di Dio di cui siamo affidatari perché tutti ne godano e ne abbiano beneficio.

Il programma di sempre è quello di realizzare la pace tra gli uomini impegno di ogni tempo, adesso il nostro, pervaso di guerre fratricide, insensate, inutili, assurde, che deturpano i volti innocenti dei tanti bambini e popoli con i quali si dovrebbe costruire con fiducia e speranza un futuro di pace.

Ogni cristiano si adoperi perché la pace sia assenza di ogni violenza e prevaricazione, preghi per la pace interiore, dello spirito, per la pace con i vicini, ma anche con i lontani, con chi ha cultura o religione diversa.

La pace sia impegno di equità per il giusto diritto ad una vita dignitosa mediante il lavoro, sia richiesta pressante al diritto di assistenza sanitaria efficace, per tutti, rispettosa delle attese e delle cure necessarie perché si possa avere speranza e vivere in pace. Si fanno sempre programmi di ogni tipo, grandiosi e comprensivi di ogni desiderio, e abbiamo visto che per noi cristiani ce ne sono in abbondanza, sono quelli di Dio e della Chiesa, a favore non di alcuni ma di tutti gli uomini.

Fatta un’analisi programmatica, aperta ad impegnarci come cristiani, ciò che serve, a mio parere, è verificarne l’attuazione. Su questo porrò la mia attenzione, il mio impegno ed il mio servizio come Pastore, Capo e Maestro del popolo affidatomi per Grazia di Dio. Per questo mi spenderò donando me stesso, sperando che basti, non per realizzare ogni cosa, ma per credere che sia possibile fare un cammino nell’obbedienza a quanto Dio chiede e per realizzare il suo progetto di salvezza di tutti e ciascuno; nessuno vive e si salva da solo.

Chi sono i soggetti attuatori dei programmi della nostra Arcidiocesi? Ogni cristiano di buona volontà e ogni uomo o cittadino, che, comunque, vuole e si adopera per il vero bene di tutti.

Fermo restando il mio compito come Vescovo della nostra chiesa di Campobasso-Bojano, che assumo con consapevolezza e nella responsabilità, credo di non poter molto senza voi sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi e laici impegnati in vario modo nelle parrocchie, associazioni e movimenti.

Mi porrò in ascolto e dialogo con voi presbiteri che vivete quotidianamente con la gente, per cui vi spendete e che servite, siete voi il tramite perché io possa esprimere la mia paternità e guida nei loro confronti.

Voi religiose e religiosi siete il richiamo e segno costante dell’amore sponsale della Chiesa e di Cristo, con voi spero di poter vivere la maternità e tenerezza di Dio verso i suoi figli. Voi laici siete nel mondo il lievito perché cresca il desiderio di Dio, con voi spero di poter essere fratello di tutti per farmi prossimo secondo il bisogno di ognuno.

Il vescovo, da solo, non può realizzare i progetti di salvezza di Dio. Mi siete affidati come gregge al suo pastore, ma è pur vero che il gregge fa vivere il suo pastore. Assieme possiamo far sì che ogni programma non resti un’idea o solo un proposito e che ogni persona si senta coinvolta come in una famiglia, parte del popolo che Dio ama.

A partire dai piccoli che sono possibilità di futuro per tutti, accompagnati dagli anziani che sono risorsa di crescita per questi e memoria di buona seminagione di vita per gli altri.

I giovani dicono la forza, la capacità di crescita di un popolo, non sono cattivi o scapestrati, superficiali o violenti, forse sono disorientati e fragili.

Se non riusciamo ad intercettarli e renderli nostri interlocutori, lasciamoci incontrare, proviamo ad essere testimoni credibili di Cristo per essere attrattivi verso di loro.

Proviamo a convincerli e coinvolgerli, mostrando comunità che vivono rapporti sereni e buone relazioni, che rendono visibile la gioia e la bellezza dell’aver incontrato Gesù Cristo e del vivere l’amicizia con lui. Siamo una famiglia così costituita per Grazia di Dio, ogni famiglia sia ‘luogo’ per incontrare Dio e amare il Signore.

Quanto desiderio ho in animo di poter realizzare con voi tutti quello che Dio chiede. Potremo? Ne saremo capaci? Riusciremo?

Il nostro cammino sia come scrivere un libro a più mani, con la mano di Dio, lasciandoci ispirare da Lui.

“Ricevete lo Spirito Santo…”, “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.” (Mt 28,19-20). Senza lo Spirito Santo non possiamo nulla (preghiera di Ignazio di Laodicea immaginetta), ma noi lo abbiamo ricevuto, ed è la garanzia di Dio per la nostra riuscita di santificazione e vita cristiana.

La Madonna Addolorata ci sostenga e protegga, ci tenga al sicuro tra le sue braccia e ci presenti e ci offra a Dio come Gesù”.

Non ci resta che rinnovare all‘Arcivescovo Biagio Colaianni i nostri gli Auguri di buon cammino.