Serie A, la riforma Meloni trasforma tutto: ecco cosa cambia dal 2026

Il governo Meloni ha messo gli occhi sul mondo del calcio.

Un settore redditizio, complesso e in necessità di svariati rifacimenti in Italia.

Si stanno gettando le basi per una rivoluzione, che però fa sapere quifinanza non sembra affatto partire dal basso.

L’idea pare infatti quella di far calare modifiche radicali dall’alto, sollevando un immane polverone.

L’intero sistema sarà ridisegnato, pare, con sguardo rivolto soprattutto ai diritti audiovisivi sportivi.

Secondo punto cruciale è poi rappresentato dalla normativa inerente agli impianti professionistici. Un intervento atto a modernizzare un sistema lento e affaticato.

Sulla scrivania del Consiglio dei ministri è giunta la bozza di legge delega che mira a ribaltare il sistema calcio in Italia.

Il testo (versione 3.06 del 3 giugno 2025) di fatto procede con l’abrogazione integrale della Legge Melandri.

Agli organizzatori, con la Serie A in testa, verrebbe dunque consegnato il diritto esclusivo di commercializzare tutti i contenuti audiovisivi e digitali dei vari eventi sportivi.

Di colpo, dunque, il Governo di Giorgia Meloni sta riscrivendo il modo in cui i club incasseranno e ripartiranno il flusso di ricavi primario del sistema nel ciclo 2026-2029.

Il cuore pulsante della riforma è la possibilità di cedere i diritti Tv a un solo operatore, in blocco, per un periodo non superiore ai tre anni.

In poche parole il divieto di esclusività, che vige ormai da più di 15 anni, finirà nel dimenticatoio.

Il principale rischio?

Quello che un singolo broadcaster controlli tutto e possa delineare i prezzi senza alcuna concorrenza.

Se gli ultimi aumenti registrati in questi anni hanno ridato vita al sistema della pirateria, che soprattutto tra Millennial e Gen Z era un lontano ricordo in ambito sportivo, uno scenario del genere dove ci porterà?

Alla Serie A viene inoltre data la chance di superare il limite del triennio, qualora volesse.

Occorrerà però passare al vaglio di Agcom, che valuterà l’impatto concorrenziale sul mercato audiovisivo europeo.

La bozza riscrive la torta relativa alla ripartizione dei ricavi:

  • almeno il 50% sarà diviso in parti uguali;
  • il restante 50% sarà distribuito sulla base delle performance sportive agli atti dal post 1999/2000 (e per la valorizzazione dei vivai italiani).

Una quota scalare (calcolata sui ricavi totali) finanzierà gli altri organizzatori, confluendo in 4 capitoli:

  • infrastrutture;
  • lotta alla pirateria;
  • digitalizzazione;
  • fondo anti ludopatia.

Il documento indica gli stadi come un “elemento strategico” per la competitività del sistema Paese.

Si leggono tre punti chiave, imprescindibili:

  • fast-track autorizzativo, così da garantire tempi certi anche attraverso delle procedure unificate per tutte le Regioni;
  • defiscalizzazione mirata e interazione con il Registro delle attività sportive dilettantistiche;
  • partenariato pubblico-privato esteso, al fine di attirare capitali esterni al mondo del calcio.

Sono inoltre stati fissati dei punti anche sul piano ESG.

Obiettivi che prevedono l’accesso al Fondo Transizione 5.0 per progetti green:

  • riduzione CO2;
  • efficienza energetica;
  • riuso idrico.

Focus posto inoltre sulla digitalizzazione, dalla banda ultralarga al 5G, per garantire una trasformazione radicale degli impianti in hub di contenuti e-commerce.

Qualcosa che apre le porte a nuove entrate nei (tanti) giorni in cui l’impianto non è occupato da gare.

Agcom e Antitrust sono coinvolte attivamente nel pacchetto anti-pirateria.

La legge delega prevede strumenti tecnici e soprattutto normativi per il blocco degli streaming illegali e, al tempo stesso, dei siti di scommesse non autorizzati.

L’organizzazione avrà la titolarità unica di:

  • dati;
  • metadati;
  • archivi video.

Ciò comprende anche feed ad alto contenuto statistico, da monetizzare con operatori media, tech e betting. Non si esclude inoltre la possibilità, per quanto secondaria, della gestione di diritti di immagine, archivi e fan-data degli atleti, generando propri modelli D2C e NFT.

Decadranno i divieti totali per quanto riguarda le sponsorizzazioni di operatori di gioco.

Porte aperte alle formule indirette, ovvero senza marchio presente sulla maglia, con logo esposto nel corso di iniziative co-branding e su piattaforme digitali.

È però richiesto ovviamente che l’operatore sia nell’albo Adm.

Al tempo stesso, però, una porzione della raccolta economica confluirà al Fondo per il contrasto al gioco d’azzardo patologico.

Ai soggetti organizzatori è poi riconosciuto il diritto allo sfruttamento centralizzato dei diritti digitali per eventi e-sport, in costante crescita negli ultimi 15/20 anni.

Si prevedono in materia degli incentivi fiscali e iter autorizzativi velocizzati, per realtà aumentata e piattaforme software. Un segnale decisamente positivo per il settore del gaming competitivo.

Dall’entrata in vigore, il Governo avrà 12 mesi per varare i differenti decreti attuativi. Di fatto questa nuova disciplina si applicherà a ogni competizione calcistica post 1° luglio 2026. Si terrà conto poi di un periodo transitorio necessario, così da tutelare qualsiasi contratto sia già stato firmato.

Si prevede l’arrivo della legge in Gazzetta entro l’autunno, il che lascerà giusto il tempo alla Serie A di impostare il bando per i diritti 2028-2031.

Delineati i vari punti del nuovo quadro normativo, spieghiamo di seguito quanto potrebbe valere questo modello: