Pubblichiamo il testo dell’omelia che Mons. Benoni Ambarus, Arcivescovo di Matera-Irsina e Vescovo di Tricarico, ha pronunciato questa mattina nella Chiesa madre di Pomarico in occasione della festa di San Michele Arcangelo e della Polizia di Stato:
“Gentili autorità, questore, autorità, sindaci, autorità militari, carissimi sacerdoti, caro don Glauco, caro don Giuseppe, carissimi tutti quanti voi.
Sono contento di essere con voi quest’oggi, in questa festa doppia: una festa della comunità e la festa in qualche modo dei “custodi delle comunità” che è il ruolo delle istituzioni e il ruolo anche della Polizia di Stato.
Mi piace immaginare che avete l’occhio di custodi.
Vorrei fare con voi una breve riflessione sul significato della festa di quest’oggi, anche alla luce della parola di Dio che abbiamo ascoltato.
La vita umana – lo sperimentiamo tutti quanti noi quanto possa essere complessa, faticosa, insidiosa, bella ed entusiasmante – non va mai sottovalutata.
La vita o la gestisci o la vita ti gestisce. O le scelte le fai e scegli tu nella vita o sarà la vita a scegliere per te. Ma a quel punto prendi quello che c’è.
Noi creature di Dio, figli di Dio, che viviamo in questo mondo per dono e amore precedente del Padre – noi esistiamo perché l’amore del Padre ci ha preceduto – siamo invitati ogni giorno dal Signore a vivere la vita, a fare scelte consapevoli nella vita e scelte di responsabilità.
E proprio perché la vita è complessa, è necessario non perdere il senso, il senso della vita: da dove vengo, dove vado, che senso ha la mia esistenza.
Lui, il Signore, è nostro Padre, è nostro alleato, è presente e ci sostiene in ogni singolo passo della nostra esistenza.
C’è un canto del Rinnovamento dello spirito che ad un certo punto dice “Tu dirigi ogni mio passo, tu sei mia roccia e mio baluardo e dal laccio che mi hanno teso, tu mia difesa, mi scioglierai.”
Tu dirigi ogni mio passo. Questo è il senso delle parole del Vangelo di quest’oggi che Gesù ad un certo punto rivolge a Natanaele che si stupisce che Lui possa conoscerlo ancora prima di incontrarlo fisicamente. Gli dice Gesù: “Ti ho visto prima, quand’eri sotto l’albero dei fichi”.
Ti stupisci che Dio ti conosca ancor prima di incontrarlo fisicamente? Tu vedrai cose più grandi di questo: vedrai gli angeli di Dio che salgono e scendono.
C’è questa scala di comunicazione tra Dio e l’uomo che è percorsa dai messaggeri di Dio che sono gli angeli ad indicare che il Signore non si dimentica di me, il Signore non si dimentica di noi, il Signore dirige ogni nostro passo e manda i suoi messaggeri perché ci custodiscano, ci guidino nel cammino della nostra esistenza.
Oggi è la festa dei santi arcangeli e facciamo gli auguri di buon onomastico a tutti coloro che portano il nome di Michele, Gabriele, Raffaele, ed i nomi da essi derivati.
La festa dei tre arcangeli, in modo particolare di Michele, ha un significato profondissimo che dà concretezza a questa affermazione di Gesù: gli angeli di Dio salgono e scendono dal cielo.
Sono messaggeri di Dio, non come una mail di posta elettronica: sono presenza costante di Dio per l’uomo e davanti a Dio.
Questo in qualche modo potrebbe significare il salire e scendere: sono presenti all’uomo e presenti a Dio. Presenti all’uomo per conto di Dio, presenti davanti a Dio per conto nostro. Custodi che ci guidano.
Sono tre i grandi arcangeli di cui Michele è primo, come abbiamo ascoltato anche nella seconda lettura. Intanto il suo nome significa “chi è come Dio?”, cioè chi è potente come Dio?
In tutta la scrittura Michele viene rappresentato come colui che combatte il male, come colui che combatte l’avversario di Dio che è il demonio.
Attenzione che il male che è l’avversario di Dio, dell’uomo, esiste, non è un mito e ha una missione semplice: portare il male nel mondo, la divisione, in qualche modo l’allontanamento dell’uomo dalla sua identità di figlio di Dio.
Michele lotta per difendere l’uomo dal male.
In tutte le guerre alle quali stiamo assistendo, in questi rigurgiti di autodistruzione umana, c’è lo zampino del male. Non ci illudiamo su questo.
Il male ghiaccia la relazione tra le persone: due fratelli diventano due nemici, in una comunità ci sono due schieramenti che si combattono.
Il male va combattuto ma va combattuto con le armi del Vangelo e dell’amore.
Michele, “chi è come Dio?”, è colui che sale e scende sulla scala del cielo per essere presente in mezzo a noi e ci dice costantemente che il Signore non ci abbandona in questa lotta.
Allora, io dico, consoliamoci e non cediamo ai rigurgiti della rassegnazione nella lotta contro ogni forma di male, perché il Signore non ci abbandona, il Signore porta avanti le redini della storia. Non è vero che siamo semplicemente sul baratro della distruzione, perché poi l’unica cosa che dovremmo dire è che “non ci possiamo fare niente”!
Invece va combattuto il male che sta dentro di me e che mi porta a considerare nemico l’altro: in questo Michele è nostro alleato.
Gabriele è fortezza di Dio. Gabriele anche colui che porta le buone notizie: a Elisabetta e Zaccaria l’arrivo di Giovanni, a Maria la nascita di Gesù.
Gabriele è colui che porta le buone notizie. Ci sono tante brutte notizie che, quando le riceviamo, magari inaspettatamente, ci gelano il cuore.
Gabriele è colui che porta la parola, le notizie buone, che non significa che è andrà tutto bene: tante volte non va tutto bene.
Ma la notizia buona di Gabriele è non dimenticare chi sei.
C’è l’anti-parola che tende a schiacciarci, a scoraggiarci, a farci mollare la battaglia e c’è la parola di Dio che dice chi sono, dove vado e che senso ha tutto.
Gabriele con la sua parola, con la buona notizia, ci aiuta a combattere l’anti-parola, che sono quelle tendenze auto incastranti in cui ci fermiamo.
Raffaele è colui che ci cammina accanto. È la medicina di Dio, sapete?
Nel libro di Tobia è colui che si fa compagno di Tobia, lo accompagna, lo scampa dai pericoli, aiuta a guarire suo padre: è questa vicinanza concreta nella vita.
Celebrando oggi i tre arcangeli. in modo particolare Michele, colui che combatte il male, noi rendiamo grazie a Dio perché non ci ha lasciati soli e rendiamo grazie a Dio perché non ci ha lasciati soli mandandoci gli angeli e tutti i suoi collaboratori.
Da questo punto di vista, guardate voi della polizia, io non so se siete più Michele, più Gabriele, più Raffaele; comunque, sia, qualunque sia quotidianamente il vostro ruolo, siete a difesa del bene. E per questo penso che la comunità civile ed ecclesiale debba ringraziarvi.
Quindi oggi ringraziamo voi per quello che fate quotidianamente e chiediamo per voi il dono della fortezza per essere difensori, custodi, perché sappiamo che, se uno dimentica questo ruolo – esercitare il potere in maniera inappropriata è sempre dietro l’angolo per tutti noi – anziché servizio diventa potere.
Noi oggi chiediamo per voi la forza del servizio ancora di più, ringraziandovi per quello che fate e chiediamo che siate confortati da Michele giorno per giorno, protetti e sostenuti.
Concludendo, dico a tutti quanti noi: dobbiamo vivere nella quotidianità il nostro rapporto con gli arcangeli, con Michele, con Raffaele, con Gabriele.
Ogni giorno, nella nostra lotta contro qualsiasi forma di male, Michele è colui che ci difende: è nella quotidianità che possiamo sentire questa prossimità.
È nella quotidianità che si verifica il nostro sentire di non essere abbandonati.
E nella quotidianità che il Signore si avvicina a noi, ci guida, ci protegge, ci guarisce in ogni situazione.
Invochiamo il loro aiuto, invochiamo la loro protezione, invochiamo la loro vicinanza quotidiana”.