Dalla governance Rai alla stretta sugli influencer nel servizio radiotelevisivo.
Ma anche relazioni semestrali sulla gestione degli introiti derivanti dal canone e la creazione di un canale ad hoc per la promozione culturale, in onda h24 senza pubblicità.
C’è tutto questo all’interno del testo unico della maggioranza depositato questa mattina in commissione e preso in visione in anteprima dal Messaggero.
Il testo, che si compone di tredici articoli, affronta, innanzitutto, il tema della governance.
Come anticipato dal Messaggero, i sei membri del Consiglio di amministrazione saranno per intero scelti dal Parlamento: per nominarli sarà necessaria la maggioranza dei due terzi nei primi due scrutini, che diventerà assoluta a partire dal terzo.
Un modo, dicono dalla maggioranza, per venire incontro alle istanze delle opposizioni contrarie all’ipotesi della maggioranza semplice, ma che eviterà impasse in caso di mancato accordo, che impedirebbero il completamento del Cda, ora privo dei componenti di nomina governativa.
Stesso discorso varrà per il presidente, la cui nomina andrà ratificata dalla commissione di vigilanza Rai a maggioranza dei due terzi, che diventerà assoluta a partire dal terzo scrutinio.
Sarà il cda, in ogni caso, a nominare il presidente e l’amministratore delegato, «con provvedimento motivato».
Per ciascuno degli organi viene allungata la durata in carica da tre a cinque anni per aiutare la programmazione: il contratto di servizio oltre che il piano industriale, infatti, sono di cinque anni.
Poi, il nodo della stabilizzazione delle risorse richiesta dal Media Freedom act.
Nel testo si dice che «qualunque variazione in negativo dell’ammontare del canone non può superare il cinque per cento rispetto all’importo dell’anno precedente».
Un punto che ha messo all’erta le opposizioni, preoccupate di una riduzione delle risorse per il servizio pubblico.
Nel testo in ogni caso si specifica anche che «non potrà subire una variazione negativa se non in presenza di condizioni eccezionali debitamente motivate, che comportino la riduzione delle esigenze di finanziamento».
E ogni variazione dovrà essere essere accompagnata da una relazione tecnica trasparente e verificabile, redatta secondo criteri oggettivi e coerenti con gli obblighi europei».
Il ddl interivene anche sulla controllo della trasparenza dei bilanci.
Nel dettaglio, la società concessionaria sarà chiamata a riferire, ogni sei mesi, alla Commissione vigilanza Rai in merito all’impiego effettivo delle risorse derivanti dal gettito del canone e di quelle derivante dalla pubblicità.
Rientra nel testo la proposta delle Lega che permette alla Rai di «cedere quote delle proprie partecipazioni in società controllate, mantenendo comunque, per quanto riguarda le società non quotate, il controllo societario».
Il piano di valorizzazione delle partecipazioni sarà deliberato dal consiglio di amministrazione, previo parere dell’assemblea e sentito il Mef.
All’interno del testo unico per i media audiovisivi verrà “istituzionalizzata” la figura degli influencer con definizione ad hoc: «Soggetti che esercitano un’attività analoga o comunque assimilabile a quella dei fornitori di servizi di media audiovisivi sottoposti alla giurisdizione nazionale, secondo i criteri definiti con apposito provvedimento adottato dall’Autorità in conformità alla normativa dell’Unione europea». Sarà l’Agicom a decidere quali sono gli influencer di rilievo che verranno equiparati ai fornitori di servizi con tutti i vincoli del caso.
«Si tratta di un nuovo modo di comunicare che deve essere inserito nel sistema mediatico», spiega uno dei relatori, l’azzurro Roberto Rosso.
Per valorizzare il sistema culturale italiano, inoltre, la rai si impegnerà a dedicare «un canale tematico alla cultura senza interruzioni», né televendite che sarà finanziato con il canone o dalla fiscalità generale. Un doppione di rai Cultura? Dalla maggioranza rispondono di no: La volontà è quella di dire che l’Italia è cultura – senza interruzioni – ed è aperta a tutti.