Matera, sperimentazione 5G: “da cavie intelligenti siamo diventati tutti cavie inconsapevoli”

La sperimentazione sulla rete 5G continua a preoccupare la città di Matera.

Dopo il no dei Comuni di Pomarico e Montescaglioso, i cittadini della Citta dei Sassi hanno deciso di lanciare una petizione, diretta al Comune – Ufficio del Sindaco De Ruggeri, per chiedere la sospensione dell’istallazione delle antenne:

“La città di Matera, come è noto, è stata scelta insieme a Milano, l’Aquila, Prato e Bari, per la sperimentazione delle radiofrequenze 5G.

Come risulta da un articolo del 5 marzo 2018 del Sole 24 Ore a firma di G. Rusconi, la sperimentazione a Matera è in atto già da oltre due anni.

Lo stesso sindaco De Ruggieri, in una conferenza stampa del 25 maggio 2018 ha definito Matera una ‘cavia intelligente’, perché selezionata per la sperimentazione 5G.

Il recente rapporto ARPAB 2019, sostiene che la fase di sperimentazione del 5G nella nostra città terminerà il 30 giugno di quest’anno, quindi tra poco più di un mese.

In questi due anni non si è fatto nulla per informare la popolazione sulla sperimentazione in atto, e da cavie intelligenti siamo diventati tutti CAVIE INCONSAPEVOLI.

E’ per questo che abbiamo deciso di mobilitarci e di scrivere questa petizione, per avere delle risposte chiare dal Sindaco e per suo tramite da tutti gli Enti preposti alla vigilanza ed alla tutela della Salute Pubblica e dell’Ambiente.

Chiediamo innanzitutto al Sindaco dove siano ubicate attualmente le antenne, quante siano le antenne 5G finora installate, e quante siano attualmente funzionanti.

Chiediamo inoltre di sapere se e quante antenne tipo ‘smart-cells’ siano state installate e dove.

Chiediamo infine se esiste una mappatura di tutte le antenne di radiofrequenza 2G, 3G, 4G, 5G, LTE, 5G o altro.

E se esiste, chiediamo che sia resa pubblica, con tutti gli elaborati progettuali integrali, documenti autorizzativi, relazioni e pareri di terzi compresi quelli di ARPAB, varianti autorizzate, isolinee di campo elettrico, sezioni verticali nelle direzioni di puntamento delle antenne irradianti, il tutto privo di cancellazioni, omissis e quant’altro.

Se invece tale documentazione non dovesse essere in possesso del Comune e del Sindaco, il che sarebbe a dir poco scandaloso, chiediamo al Sindaco che si faccia nostro tramite presso tutti gli Enti ed Uffici preposti affinché si adoperino nel più breve tempo possibile, e chiaramente prima della scadenza della fase di sperimentazione del 5G, affinchè la documentazione venga raccolta e presentata pubblicamente alla popolazione come è suo diritto costituzionale, e secondo tutte le vigenti leggi di diritto nazionale e internazionale.

In secondo luogo chiediamo di sapere, in forma dettagliata e precisa, come siano stati effettuati finora a Matera i monitoraggi ambientali delle radiofrequenze sulla base dei limiti di legge esistenti (DPCM 8/7/2003; legge 221/2012).

Nel rapporto ARPAB 2019 citato sopra non si evidenzia che tipo di strumentazione sia stata utilizzata, nè in quali circostanze e per quanto tempo siano stati compiuti i monitoraggi stessi, nè su quali antenne e dove fossero ubicate.

Chiediamo di avere contezza di tutto quanto effettuato e dei metodi che sono stati utilizzati per il monitoraggio.

Si tenga presente che la soglia di legge di 6V/m si riferisce solo alle radiofrequenze 2G, 3G e 4G, e non tiene conto della natura completamente diversa delle radiofrequenze 5G.

A quanto risulta dallo scarno rapporto ARPAB nel corso dell’anno sono stati effettuati in riferimento alla sperimentazione 5G nella città di Matera solo 13 sopralluoghi, un numero veramente esiguo (ARPAB, Rapporto 2019, p.25).

Non risulta, in questo rapporto, che la metodologia usata per il 5G abbia tenuto presente la particolarità delle emissioni 5G, e cioè che trattandosi di onde di radiazione pulsata, anche dette onde millimetriche (MMW), ciò le differenzia dagli altri tipi di radiofrequenze già esistenti, e che di conseguenza tali onde millimetriche vanno monitorate con tecniche adatte alla loro natura.

Ne deduciamo che, come minimo, la stessa ARPAB non si sia dotata di personale qualificato all’altezza del compito di una città CAVIA INTELLIGENTE della SPERIMENTAZIONE 5G.

Abbiamo la netta sensazione che la città, con in testa il Sindaco e la Giunta, e tutti gli Enti preposti alla Salute Pubblica, che avrebbero dovuto gestire in maniera saggia e intelligente la sperimentazione 5G, si siano trovati del tutto impreparati e male equipaggiati ad affrontare la situazione.

Ci auguriamo che tale sensazione sia solo dovuta alla carenza di informazione e di comunicazione tra il Sindaco e la cittadinanza, e quindi esortiamo il Sindaco a riparare a tale carenza, offrendo le informazioni da noi richieste.

In terzo luogo chiediamo al primo cittadino di Matera se siano stati effettuati monitoraggi sulla salute della popolazione in concomitanza con la sperimentazione 5G.

Se dobbiamo essere delle ‘cavie intelligenti’, avrebbero dovuto essere previsti degli studi epidemiologici e medici sulle conseguenze di tale sperimentazione sulle persone esposte alle nuove radiofrequenze.

E sbaglia chi sostiene che in mancanza di studi specifici ci dobbiamo fidare che il 5G non faccia male, o non faccia più male del 2G, 3G o 4G.

Tutt’altro!

Le evidenze scientifiche ci sono ed indicano chiaramente la pericolosità di tutte le radiofrequenze (RF-EMF) prese isolatamente, per non parlare dell’effetto devastante della sommatoria di tutte le frequenze messe insieme, a cui, a Matera, siamo già purtroppo sottoposti.

A proposito di pericolosità delle RF-EMF (radiofrequenze) in generale, e della diversità di monitoraggio del 5G rispetto agli altri tipi di radiofrequenze, si riporta quanto pubblicato dall’associazione italiana medici per l’ambiente (ISDE):

La classificazione IARC delle RF-EMF nel gruppo 2B (‘possibile cancerogeno’) viene frequentemente riportata come prova di innocuità.

È banale ricordare che se la IARC avesse considerato le RF-EMF certamente innocue per la salute le avrebbe classificate nel gruppo 3 (‘certamente non cancerogeno’).

L’agenzia ha ritenuto, invece, che gli studi prodotti dimostravano una possibile relazione causale tra uso del cellulare e insorgenza di glioma cerebrale e di neurinoma del nervo acustico.

Successivamente sono stati prodotti ulteriori studi sulle relazioni epidemiologiche tra utilizzo del cellulare e tumori intracranici omolaterali al lato di utilizzo del cellulare, durata di esposizione (>10 anni) e tempo di utilizzo (3,6-10).

Evidenze sperimentali hanno confermato la capacità delle RF-EMF di promuovere cancerogenesi in cellule di derivazione gliale (11-14).

Un recente e autorevole studio, finanziato dall’American Cancer Society e dal National Institute of Health, ha anche dimostrato, nell’essere umano, un elevato rischio di cancro alla tiroide, proporzionale a durata e frequenza di utilizzo del cellulare, in presenza di specifici polimorfismi genici (15).

Numerose relazioni fisiopatologiche e di rischio sono anche emerse tra esposizione a RF-EMF e alterazioni riproduttive, neurologiche, metaboliche,microbiologiche (16).

Tali evidenze, tuttavia, vengono costantemente ignorate.

In riferimento al 5G, inoltre, viene spesso presentata in maniera inadeguata l’argomentazione dell’assenza di studi specifici sugli effetti biologici e sanitari delle onde millimetriche (MMW). Una revisione della letteratura pubblicata nel 1998 contava già 724 pubblicazioni internazionali sugli effetti delle MMW, molti dei quali indipendenti dagli effetti termici (17).

In epoca più recente, ulteriori evidenze hanno confermato che le MMW sono in grado di alterare l’espressione proteica, di alterare il profilo metabolico dei cheratinociti umani, di stimolare la proliferazione cellulare, di alterare le funzioni di membrana e dei sistemi neuro-muscolari, di modulare la sintesi di proteine coinvolte in processi infiammatori e immunologici (16).

L’esposizione a MMW è anche in grado di indurre aneuploidia e alterazioni cromosomiche in fibroblasti umani fetali e adulti, eventi riconosciuti come predisponenti alla trasformazione cellulare maligna (18).

In questo contesto, la tutela della salute pubblica dovrebbe essere garantita dalla specifica normativa di settore e dalle effettive capacità tecniche di monitoraggio dell’esposizione.

Al momento attuale, tuttavia, entrambi appaiono ampiamente inadeguati ad affrontare il 5G per i seguenti motivi:

-La normativa vigente non considera gli effetti ‘non-termici’, quelli derivanti da esposizioni croniche, né i diversi gradi di vulnerabilità individuale e, dal 2012, non prevede la valutazione degli ‘sforamenti’ puntuali (come prevedeva la normativa precedente) ma solo le medie giornaliere di esposizione.

-Le tecniche di monitoraggio ed i regolamenti che le disciplinano sono calibrati sulle attuali modalità di trasmissione radiotelefonica (3G-4G) e non sulle caratteristiche tecniche del nuovo network (ad es. MIMO, small cells, beamfoaming, mix di differenti frequenze), che genera esposizioni non ancora misurabili con criteri oggettivi e condivisi, in maniera efficace e concretamente utile alla valutazione del rischio sanitario…‘.

Quindi in sostanza, non possiamo stare tranquilli sulla base di monitoraggi che non tengono presenti le caratteristiche specifiche delle onde millimetriche del 5G.

Inoltre, la misurazione prevista per legge delle radiofrequenze nulla dice sulle conseguenze in termini di salute per la popolazione.

Inoltre, è stato dimostrato che il sommarsi delle frequenze 5G a tutte le altre precedenti e già esistenti, comporta gravissimi pericoli per la salute, come riportato dal giornale online Oasisana del 24 maggio 2020, a firma Maurizio Martucci, che riferisce di uno studio scientifico effettuato recentemente in Francia:

‘Mentre le compagnie telefoniche anche in emergenza Covid 19 hanno però continuato ad installare nuove antenne (previste in almeno un milione su tutto il territorio nazionale con mini celle 5G una ogni poche decine di metri), insistendo in Commissione parlamentare per l’aumento del limite soglia d’irradiazione elettromagnetica dalla media cautelativa nelle 24 ore di 6 V/m fino a 61 V/m (cioé + 110 volte, già questo basterebbe per far comprendere l’irresponsabile aumento d’elettrosmog pensato in nome del wireless di quinta generazione), l’esperto francese di rilevazione elettromagnetiche David Bruno ha pubblicato sul sito Esperto d’onde un inquietante resoconto tecnico, secondo cui dalla sommatoria attuale di 16.029 Watt emessi da 2G + 3G + 4G, col 5G si finirebbe ad una densità di potenza combinata di ben 47.629 Watt, quindi oltre 3 volte più alta rispetto a quella di oggi, per un’irradiazione elettromagnetica complessiva invece 2 volte superiore all’attuale…

Ma c’è di più: il 5G, servendosi di mini antenne a tecnologia beamforming (elaborazione del segnale utilizzata da sensori per la trasmissione o la ricezione del segnale direzionale wireless verso il device) può superare di molto i 6 V/m, considerando che ogni singolo Smartphone 5G (all’interno ha fino a 6 chip per antennine interne di 2G, 3G, 4G e 5G) può essere bersagliato contemporaneamente da più fasci d’irradiazione provenienti da più antenne, fino ad un massimo di 64 diversi raggi d’irradiazione provenienti da 64 diverse antenne. Secondo alcuni studiosi ciò comporterebbe una densità di campo elettrico anche di 48 V/m.

Detto in altro modo – riporta l’Associazione Italiana di Fisica Medica – le vecchie antenne proiettano nella direzione di massimo guadagno e costantemente nel tempo, un fascio 63 volte più intenso rispetto ad un’antenna isotropa‘.

Ricordiamo ancora una volta al primo cittadino che egli è responsabile della Salute Pubblica del territorio da lui amministrato.

E’ per questo motivo che moltissimi sindaci, anche nella nostra regione (Montescaglioso, Montalbano, Scanzano, Pomarico, Policoro e Rotonda) hanno emesso e continuano ogni giorno ad emettere ordinanze contrarie alla sperimentazione 5G nei propri territori comunali di competenza, sulla base del principio di precauzione.

In tutta Italia sono circa 450 i sindaci di comuni piccoli e grandi che hanno seguito questa strada.

A Matera cosa si è fatto e cosa intende fare il Sindaco per garantire che la salute dei cittadini sia tutelata?

La situazione è grave e soprattutto è fuori controllo, non c’è monitoraggio per quanto ci è dato di sapere, nè consapevolezza dei rischi a cui si sta esponendo la popolazione.

Se il Sindaco non vorrà essere ricordato nella storia della città come colui che, volontariamente o per ignoranza, ha lasciato che la popolazione corresse un tale pericolo senza fare nulla, dovrà agire ora, prima che sia troppo tardi, prima che scada il termine della sperimentazione e che si instauri a pieno regime una situazione che potrebbe portare a tassi di mortalità e di morbosità, ancora più alti di quello che già non siano nella nostra città.

Quello che molti Sindaci paventano nell’appellarsi al principio di precauzione, è già realtà purtroppo a Matera e nelle altre città italiane in cui è in atto la sperimentazione pre-commerciale 5G.

Bisogna agire subito e fermare la sperimentazione nella nostra città prima della scadenza del 30 Giugno.

Chiediamo al nostro Sindaco di agire prontamente a difesa della salute di tutti i cittadini ed in base al principio di precauzione, secondo cui, nell’assenza di studi sanitari completi e precisi sulla popolazione, ed in base alle evidenze scientifiche, di cui alcune qui sopra riportate, è necessario astenersi dall’utilizzare l’intera popolazione come cavia per un sistema commerciale di radiofrequenze su cui sussistono, più che dubbi, vere e proprie certezze sulla pericolosità per l’uomo.

Chiediamo pertanto l’immediata sospensione della sperimentazione 5G a Matera”.