Festa del Lavoro nella Diocesi di Matera-Irsina e Tricarico: ecco l’appello ad un lavoro dignitoso di Mons. Caiazzo

Di seguito il testo del messaggio che Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, Arcivescovo della diocesi di Matera-Irsina e Vescovo di Tricarico, ha scritto quale delegato della Conferenza Episcopale di Basilicata per la Pastorale Sociale e del Lavoro in occasione della Festa dei lavoratori 2024.

Dopo aver ricordato la recente visita ad limina dei vescovi lucani e il loro incontro con il Santo Padre, Mons. Caiazzo ha richiamato alcuni dei temi oggetto del dialogo con Papa Francesco: la mancanza di lavoro e la fuga dei giovani dalla nostra regione.

La Chiesa, scrive mons. Caiazzo, si sente compagna di viaggio della gente lucana nel rispondere a queste criticità; questo richiede lo “spogliarci dell’autoreferenzialità e della cultura delle lamentele per andare verso l’altro, incontrarlo, aprire il cuore e abitare i luoghi del confronto e del dialogo” nello stile del Progetto Policoro ed in sintonia con il cammino della Chiesa italiana che si prepara a vivere a Trieste, dal 3 al 7 luglio prossimi, la 50° Settimana Sociale dei cattolici in Italia con a tema “Al cuore della democrazia, Partecipare tra storia e futuro”.

Questo tema, viene ribadito, è un vero e proprio “incoraggiamento alla cultura della responsabilità e della partecipazione contro il rischio del disimpegno e della perdita della democrazia per l’annientamento del primato della persona”.

“Carissimi,
con i confratelli Arcivescovi e Vescovi della Basilicata abbiamo concluso da poco la cosiddetta “Visita ad Limina Apostolorum”. Essa rappresenta uno dei momenti centrali dell’esercizio del ministero pastorale del Santo Padre.

Il Papa ha ricevuto noi Pastori delle Chiese particolari e ha trattato con noi questioni concernenti la nostra missione ecclesiale incarnata nel territorio specifico della Basilicata con le sue ricchezze e criticità, con le sue bellezze e paure per il futuro.

In uno spirito di comunione abbiamo presentato, con un linguaggio corale, una Chiesa che, seguendo il cammino sinodale e partendo dalla forza dirompente del Vangelo di Gesù Cristo, Maestro e Signore, incarna le questioni e le urgenze della nostra terra.

Tra queste il tema di maggiore rilevanza è stato la mancanza di lavoro e la conseguente emorragia sistematica dei giovani costretti a lasciare le loro radici.

Nella sintesi che abbiamo presentato ai diversi Dicasteri e nel lungo dialogo avuto con Papa Francesco abbiamo continuamente evidenziato queste dinamiche drammatiche del territorio che sono indicative delle fragilità e delle emergenze sociali della comunità lucana.

Nella nostra terra di Basilicata osserviamo con tristezza tante mancanze e criticità: paesi con scarsi abitanti, chiese che lentamente si svuotano dei fedeli, aziende senza lavoratori, padri e madri senza lavoro, piazze senza giovani, urne senza elettori.

Nelle ultime elezioni regionali moltissimi degli aventi diritto non si sono recati a votare per scelta o perché impediti a causa dell’emigrazione.

Non sta a noi fare valutazioni di carattere politico ma di una cosa siamo certi: sentiamo che dobbiamo rispondere alle mancanze con la capacità di sognare e rinvigorire la speranza, condividere insieme progetti, guardare con occhi propositivi le bellezze dei nostri territori, metterci in relazione con altri soggetti del territorio: imprenditori, enti, associazioni, amministrazioni, Chiesa.

Lo dobbiamo ai nostri giovani che, dopo aver terminato il percorso di studi liceali o universitari, fanno la scelta di andare via.

Lo dobbiamo ai nostri anziani che ancora riescono da soli a tenere vive le aree interne.

In questa giornata del 1 maggio 2024, festa dei Lavoratori, in qualità di Vescovo delegato nella nostra Regione per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, esprimo, nello spirito di comunione e di fraternità che ci caratterizza con gli altri pastori di Basilicata, e alla luce di quanto abbiamo meditato durante la Visita ad Limina, una specifica riflessione tenendo presente un principio ineludibile evangelico, quindi, della Chiesa: il lavoro non può essere considerato un mero “fare qualcosa”, perché ci rende parte attiva nella grande opera divina: «Il Padre mio opera sempre e anch’io opero» (Gv 5,17), di conseguenza, ogni lavoro va considerato come un agire “con” e “per” gli altri.

Se questo è il principio base, va da sé che non possiamo accettare nessun tipo di sfruttamento o di precariato.

Non solo, ma in questa prospettiva, non si può prescindere dalla necessità che un impiego sia “dignitoso per tutti”.

Così come non possiamo continuare ad assistere alla mancanza di sicurezza, prima causa della morte degli stessi lavoratori. E noi in Basilicata ne stiamo pagando un prezzo molto alto.

Come Chiese di questa amata terra, con i delegati di tutte le Diocesi, ci stiamo preparando a vivere la 50° Settimana Sociale dei cattolici in Italia che sarà celebrata a Trieste dal 3 al 7 luglio sul tema “Al cuore della democrazia.

Partecipare tra storia e futuro”.

Il gruppo regionale degli Animatori di Comunità del Progetto Policoro Basilicata, ha realizzato nei mesi scorsi una serie di incontri denominati “Agorà dei giovani lucani”, nei quali sono stati affrontati diversi temi afferenti l’argomento del Bene Comune.

Hanno partecipato circa 300 giovani da tutta la regione e collegati online dalle sedi diocesane.

L’Agorà si è conclusa con l’incontro di preparazione in vista di Trieste, con la presenza di Mons. Luigi Renna, Arcivescovo di Catania e Presidente Nazionale del Comitato scientifico delle Settimane sociali, presso la sede della Parrocchia della Madonna di Pompei di Garaguso Scalo.

Nel messaggio, noi vescovi mettiamo in correlazione la prospettiva della Lettera enciclica “Centesimus annus” di Giovanni Paolo II con l’articolo 1 della Costituzione italiana e diciamo: “La ‘cosa pubblica’ è frutto del lavoro di uomini e donne che hanno contribuito e continuano a contribuire a un Paese democratico, senza l’esercizio di questo diritto e l’assicurazione che tutti possano esercitarlo, non si può realizzare il sogno della democrazia”.

Dal confronto avuto con i rappresentanti della Pastorale Sociale e del Lavoro e del Progetto Policoro, emerge, da parte di tutti, giovani e meno giovani, che la sfida che ci attende è quella di spogliarci dell’autoreferenzialità e della cultura delle lamentele per andare verso l’altro, incontrarlo, aprire il cuore e abitare i luoghi del confronto e del dialogo.

La vera povertà che, soprattutto nella nostra Basilicata, emerge in tutta la sua drammaticità, è proprio l’assenza di lavoro.

Gli incentivi erogati come bonus per le bollette energetiche sono certamente uno strumento utile, ma ciò di cui abbiamo realmente bisogno è un investimento serio in progettualità, formazione e innovazione sulle politiche giovanili per il lavoro, affinché i nostri giovani restino o ritornino nella nostra terra e possano, attingendo a quanto dignitosamente guadagnato, pagare coi propri mezzi anche le bollette.

Le soluzioni ci sono ma devono essere progettate e attuate, come dice il tema della 50° Settimana Sociale dei cattolici in Italia, “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro” con il modello della partecipazione della comunità affinché la progettualità diventi una visione capace di guardare lontano.

Tutto questo dinamismo che auspichiamo ci aiuterà ad aprirci alle nuove tecnologie “che la transizione ecologia prospetta” per creare sul nostro territorio condizioni di equità sociale. Ma non dimentichiamo che per noi è necessario guardare anche agli scenari di cambiamento che può innescare l’intelligenza artificiale. Con particolare fiducia guardiamo alla partecipazione di Papa Francesco al prossimo G7, certi che la sua presenza e il suo pensiero saranno di aiuto per una riflessione coerente con i principi fondamentali che caratterizzano la vita di ogni persona, senza perdere il suo ruolo centrale.

Nessuno vuole insegnare agli altri ciò che devono fare o come devono farlo.

Né tantomeno alle istituzioni. Ma anche la Chiesa, parte integrante della gente della Lucania perché la ascolta, dialoga con essa, si fa carico, a dirla con le parole della Gaudium et Spes, “delle tristezze e delle angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono” e quindi si fa compagna di viaggio, deve essere ascoltata.

Siamo coscienti che un lavoro dignitoso esiga anche “un giusto salario e un adeguato sistema previdenziale” per colmare i divari economici tra Nord e Sud, tra le generazioni e anche tra uomini e donne, altrimenti “non si potrà parlare di una democrazia compiuta nel nostro Paese”.

Questo permetterà alle famiglie di formarsi e di vivere serenamente, ritornando ad aprirsi alla vita, in quanto avere a cuore il problema della mancanza di lavoro e prendersi cura di chi lavora è atto di carità politica e di democrazia.

Di certo non ci aiuterà l’Autonomia differenziata che allargherà ulteriormente il divario nazionale: un Nord che diventerà sempre più ricco perché collegato di più con l’Europa e un Sud sempre più povero in quanto troppo lontano dal resto d’Italia e dell’Europa.

Ecco perché il percorso verso le settimane sociali è per tutti un incoraggiamento alla cultura della responsabilità e della partecipazione contro il rischio del disimpegno, della perdita della democrazia per l’annientamento del primato della persona. Nella fedeltà al messaggio cristiano nasce la capacità di impegno concreto nei vari ambiti.

Il cammino verso la Settimana Sociale di Trieste è un percorso che ci invita a sperimentare buone pratiche di partecipazione per vivere attivamente la bellezza della vita democratica.

Papa Francesco nell’Esortazione Laudate Deum ci invita a non tergiversare: non possiamo più perdere tempo, questo è il momento di passare dalla paura al coraggio e quindi di impegnarci in prima persona.

Ognuno di noi può offrire un valido contributo per il bene comune.
La nostra speranza è questa: farsi guidare, nelle varie azioni, da quei principi dettati dalla nostra Costituzione che dedica proprio al lavoro una delle sue parti centrali.

La Repubblica “riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto” (art.4); “tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori” (art.35); “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale.” (art.38).

Vi abbraccio e benedico”.