Basilicata: “tra meno di 30 anni, secondo lo scenario mediano calcolato dall’Istat, la popolazione lucana scenderà a poco più di 420 mila abitanti”. I dettagli

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Vincenzo Cavallo, segretario generale della Cisl Basilicata:

“Ci sono due dati che saltano all’occhio quando si parla del futuro delle aree interne della Basilicata.

Il primo è un dato negativo che segnala un vero e proprio «collasso demografico»: attualmente la Basilicata conta una popolazione di circa 540 mila abitanti, per un terzo di età uguale o superiore a 60 anni; tra meno di trent’anni, nel 2050, secondo lo scenario mediano calcolato dall’Istat, la popolazione lucana scenderà a poco più di 420 mila abitanti e gli anziani di 60 anni e più saranno la metà.

Questo significa che l’intera regione va incontro ad un processo di marginalizzazione che si manifesta attraverso intensi fenomeni di de-antropizzazione: riduzione della popolazione sotto la soglia critica e invecchiamento demografico; riduzione dell’occupazione e del grado di utilizzo del capitale territoriale;

progressiva riduzione quantitativa e qualitativa dell’offerta locale di servizi pubblici, privati e collettivi. Come ha opportunamente osservato il nostro segretario nazionale Andrea Cuccello nel suo intervento l’attuale e drammatica dinamica demografica cambia completamente il paradigma del paese. Se si fanno meno figli, bisogna indagare le ragioni strutturali che portano i giovani a non scommettere come in passato sulla famiglia e sulla natalità.

Dobbiamo costruire delle analisi serie perché se non indaghiamo seriamente questo malessere, il rischio è che le politiche che mettiamo in campo possano essere sbagliate.

C’è poi un dato, questa volta positivo, che segnala un rinnovato interesse per le aree interne, anche da parte delle nuove generazioni: secondo la Svimez sono 200 mila i cosiddetti south workers che si sono stabiliti nelle regioni del Mezzogiorno, dato che a nostro avviso può rivelarsi una opportunità per frenare il processo costante di decadenza che ha investito il Sud.

La sfida, dunque, è tradurre le opportunità in un percorso di rilancio che si possa consolidare nel tempo.

Qui sta il senso del consiglio generale aperto che abbiamo tenuto ad Aliano: indicare delle linee chiare per intervenire efficacemente sulle aree interne, che hanno dei punti di forza e non solo di debolezza, dando dei messaggi chiari alla politica lucana che è chiamata in questo momento a far sentire forte la sua voce nel contesto nazionale, proprio ora che la Basilicata ha una bassissima rappresentanza lucana in parlamento, in un momento storico cruciale per l’unità del Paese.

Il riferimento è alla minaccia rappresentata dal ritorno in auge dei progetti di autonomia differenziata che rischiano di spaccare ulteriormente il Paese e creare disparità in settori nevralgici come quello dell’istruzione che già adesso è caratterizzato da forti disparità.

Il trasferimento delle funzioni si può fare in due modi: fissando prima i livelli essenziali delle prestazioni garantendone il finanziamento integrale, oppure secondo il principio della spesa storica, assegnando alle Regioni quel che lo Stato oggi spende per la funzione oggetto del trasloco.

Il primo sistema garantisce le regioni più povere, il secondo favorisce quelle più ricche dove oggi molti servizi sono più sviluppati, e quindi più finanziati.

E non poteva che partire da Aliano, luogo di confine ma anche di speranza, un appello rivolto alle forze sociali, economiche e istituzionali della regione, ai sindaci, sempre in prima linea nella difesa delle rispettive comunità, a fare fronte comune per ottenere misure compensative per le aree interne.

Oggi dobbiamo lavorare tutti insieme per ricucire un paese lacerato da troppe crisi e riagganciare le aree interne e periferiche ai territori più dinamici spezzando quella dipendenza storica tra città e zone rurali.

Un prima misura dovrebbe essere quella di cambiare i criteri adottati finora nella ripartizione delle risorse e degli investimenti, passando da criteri puramente quantitativi, come la popolazione, ad un più complessivo indice di marginalità che tenga conto del tasso di invecchiamento, del reddito medio, del tasso di emigrazione.

Solo così potremo invertire concretamente il declino economico e sociale della nostra regione”.