Torna fruibile la collezione archeologica ai Musei nazionali di Matera. Ecco da quando

Nell’attesa di poter scoprire il nuovo allestimento presso il Museo Archeologico Nazionale ‘Domenico Ridola’, oggetto degli interventi previsti per il PNRR, i visitatori, a partire da lunedì 11 agosto, potranno continuare a godere della collezione archeologica presso la suggestiva sede dell’Ex Ospedale San Rocco.

Il percorso, seguendo il filo cronologico della narrazione storica, ripercorre la storia del territorio e della città dal Paleolitico, passando per la preistoria e l’età dei metalli, i cui materiali testimoniano le prime forme di popolamento umano nell’area materana.

Il racconto prosegue con la narrazione dei primi contatti e dei primi scambi tra popoli indigeni e genti di origine greca, che a partire dall’VIII secolo a.C. giungero sulle coste dell’Italia meridionale per fondare nuove città.

Si giunge fino alle soglie del III secolo a.C., dove contesti cultuali, come la stipe di Timmari, e corredi funerari da Timmari (la ricchissima tomba 33) e da Montescaglioso testimoniano il totale assorbimento dei valori sociali e culturali greci.

La sezione archeologica va ad arricchire l’esposizione etnografica “A cì appartjn? Vicinati. Etnografie” allestita dall’anno scorsi presso la chiesa del Cristo flagellato, che offre un’immersione nella cultura e nella tradizione agropastorale lucana attraverso una collezione unica e suggestiva ed esplora il concetto di “vicinato” come spazio evocativo dove persone e oggetti coesistono, combinando funzionalità pratica, simbolismo e bellezza estetica.

L’edificio, adiacente all’attuale chiesa di San Giovanni Battista, divenne ospedale nel 1610, quando fu ceduto alla comunità francescana dei Riformati.

Cinque anni più tardi, accanto all’ospedale, fu costruita la chiesa del Cristo Flagellato, ad opera della Confraternita degli Artisti, di cui facevano parte artigiani e maestri muratori che contribuirono a realizzare le opere di decorazione della chiesa.

Nel 1749 la Regia Udienza volle adibire l’edificio a carcere: la costruzione subì numerose modifiche per adempiere al nuovo compito.

L’epilogo delle trasformazioni dell’edificio originario avviene alla fine degli anni Trenta del Novecento con la ridefinizione di tutta la facciata che comportò la chiusura definitiva dell’accesso alla chiesa del Cristo Flagellato.

L’edificio di San Giovanni continuò a svolgere la sua funzione di carcere cittadino anche nel dopoguerra, tanto che l’8 febbraio 1950 fu qui incarcerato per 45 giorni anche Rocco Scotellaro, poeta e sindaco di Tricarico, che si batteva per i diritti della popolazione contadina e che fu ingiustamente accusato di concussione. Solo negli anni Sessanta del XX secolo il carcere sarà dismesso e trasformato in sede della Croce Rossa.