Lina Wertmüller, regista originaria della Basilicata, conquista l’Oscar per la sua carriera eccezionale!

La comunità di Palazzo San Gervasio (PZ) può essere orgogliosa.

Un prestigioso riconoscimento è stato assegnato alla regista di origini palazzesi, Lina Wertmüller.

Lo ha annunciato l’Academy of Motion Picture Arts & Sciences.

La Wertmüller è stata premiata assieme David Lynch, Wes Studi e Geena Davis, con l’Oscar alla carriera.

La regista italiana nel 1977 fu la prima donna candidata all’Oscar come migliore regista per il film “Pasqualino Settebellezze”, con Giancarlo Giannini protagonista.

Il riconoscimento assegnato alla Wertmuller è l’Honorary Award, letteralmente “Premio d’onore”.

L’Academy ricorda che il riconoscimento viene assegnato:

“per onorare la straordinaria distinzione nelle realizzazioni di una vita, i contributi eccezionali allo stato dell’arte e delle scienze del cinema, o per un servizio eccezionale reso all’Accademia”.

L’Academy of Motion Picture Arts & Sciences ha finalmente riconosciuto a Lina Wertmüller la sua lunga e gloriosa carriera.

La regista nacque a Roma il 14 Agosto del 1928 da Federico, un avvocato originario di Palazzo San Gervasio e della lontana nobiltà svizzera, e Maria Santamaria-Maurizio, romana.

La grande artista, a diciassette anni, si iscrisse all’Accademia Teatrale, diretta da Pietro Sharoff.

Nel cinema iniziò nel migliore dei modi, come aiuto regista e attrice di Federico Fellini ne “La dolce vita” (1960) e “8½” (1962).

Passerà a dirigere, dietro la telecamera, nel 1963, con “I basilischi”, girato proprio a Palazzo San Gervasio, premiato con la Vela d’argento al Locarno Festival.

Il Sindaco di Palazzo san Gervasio, Michele Mastro, e il conservatore della pinacoteca Camillo d’Errico, Mario Saluzzi, nel Settembre 2018 hanno fatto visita a Lina Wertmuller presso la sua casa a Roma, per augurarle buon novantesimo compleanno portandole l’abbraccio di tutti i lucani e una targa ricordo.

La comunità dell’intera Basilicata può dirsi onorata per l’Oscar alla carriera a Lina Wertmüller, colei che ha scritto una pagina importante del cinema italiano.