Reddito di cittadinanza, contratti a termine e una sforbiciata alle tasse: ecco cosa c’è nel decreto lavoro

“Cuneo fiscale, reddito di cittadinanza, pensioni, ma anche contratti a termine e fringe benefit per i lavoratori.

Il governo si prepara a varare il decreto lavoro che il 1° maggio sarà all’esame del consiglio dei ministri”.

Secondo quanto si apprende da today: “La premier Giorgia Meloni ha convocato per domenica 30 aprile, alle ore 19, i leader di Cgil, Cisl , Uil e Ugl a Palazzo Chigi.

Al centro dell’incontro con Landini, Sbarra, Bombardieri e Capone, ci sarà proprio il pacchetto lavoro che contiene diverse novità importanti.

Il taglio del cuneo fiscale

Vediamo quali sono, iniziando dalla misura più attesa, ovvero la sforbiciata al cuneo.

Sul piatto ci sono 3,4 miliardi di euro, risorse ottenute grazie al minor deficit previsto quest’anno (4,35% del pil), rispetto al 4,5% fissato con Bruxelles.

La detassazione dovrebbe riguardare tutti i redditi fino a 35mila, ma ci sarà uno sforzo maggiore per chi ha un imponibile inferiore ai 25mila.

Secondo la Banca d’Italia, con le risorse a disposizione e ipotizzando un ‘raddoppio dell’importo mensile dell’esonero’ per le fasce di reddito che hanno già beneficiato del taglio nei mesi scorsi, l’incremento medio dovrebbe aggirarsi intorno ai 200 euro annui in busta paga, dunque poco più di 15 euro al mese.

Ma si tratta di stime.

Per conoscere l’entità del taglio bisognerà attendere il decreto.

Reddito di cittadinanza

Capitolo reddito di cittadinanza.

La misura cavallo di battaglia dei 5 Stelle verrà profondamente modificata dal governo Meloni e spacchettata in tre differenti sussidi, includendo anche gli interventi per le politiche attive del lavoro:

  • la garanzia per l’inclusione (Gil);
  • la garanzia per l’attivazione lavorativa (Gal);
  • la prestazione di accompagnamento al lavoro (Pal).

La Gil dovrebbe essere riconosciuta ai nuclei familiari con Isee inferiore a 7.200 euro (oggi la soglia per accedere al Rdc è di 9.360) al cui interno è presente un disabile, un minore, un soggetto con almeno 60 anni di età, oppure una persona a cui è stato riconosciuto l’assegno per l’invalidità civile.

Il beneficio previsto dalla Gil sarà di 6mila euro l’anno, vale a dire 500 euro al mese.

Il sussidio potrà essere integrato fino a 3.360 euro (280 euro extra al mese) come contributo per l’affitto.

Viene erogato per 18 mesi e dopo un mese di stop riparte per altri 12.

Per i beneficiari del reddito di cittadinanza che al momento della scadenza dei 7 mesi di sussidio previsti per quest’anno hanno sottoscritto un patto per il lavoro e sono inseriti in misure di politica attiva, scatta invece la prestazione di accompagnamento al lavoro (Pal).

Si può chiedere dal 1° settembre e vale 350 euro al mese.

Stesso valore per la garanzia per l’attivazione lavorativa (Gal), riconosciuta a soggetti tra i 18 e i 59 anni in condizione di povertà assoluta, con un valore Isee non superiore a 6mila euro: vi rientrano tutti i nuclei familiari che non hanno i requisiti per accedere alla Gil.

Sul sussidio di 350 euro per gli ‘occupabili’ tuttavia non ci sono certezze e nelle ultime ore si è parlato perfino della possibilità di eliminarlo del tutto. La decisione definitiva verrà presa nel week end.

Pensioni e contratti a termine

Sulle pensioni non ci sono buone notizie.

Sembra infatti sfumare l’aumento sui trattamenti minimi di cui aveva parlato il vicepremier Salvini, mentre nel decreto dovrebbe trovare spazio la proroga del contratto di espansione che permette ai lavoratori più anziani di andare in pensione fino a 5 anni prima al possesso di determinati requisiti.

Verranno poi introdotte nuove finestre per presentare le domande di accesso all’Ape sociale e all’uscita per i lavoratori precoci.

Di contratti a termine nelle ultime settimane si è parlato poco, eppure il governo pare intenzionato a rivedere le norme oggi in vigore. Nel nome della flessibilità.

Un cambio di rotta che non farà piacere ai sindacati.

L’idea sarebbe quella di allargare le maglie del decreto Dignità varato a suo tempo dai 5 Stelle rendendo più facile il ricorso ai contratti a termine, specie dopo i primi 12 mesi. Ma i dettagli saranno noti solo con il decreto e del resto il confronto con i sindacati si annuncia serrato.

Meno tasse sui fringe benefit per chi ha figli

Infine i fringe benefit, ovvero tutti quei beni o servizi (ma anche agevolazioni) che un’azienda offre ai propri dipendenti.

Nella pratica sono una vera e propria forma di retribuzione che viene aggiunta alla tradizionale busta paga ma che nel quotidiano rappresentano un aiuto fondamentale, ancor più in un periodo di inflazione galoppante.

I fringe benefits aiutano a formare il reddito da lavoro dipendente e vengono tassati, ma solo nel caso in cui l’importo finale superi determinate soglie.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, rispondendo al question time alla Camera, ha annunciato ‘un innalzamento del limite dei fringe benefit per i lavoratori dipendenti con figli’.

Anche in questo caso però, per conoscere l’entità dell’agevolazione, bisognerà aspettare il testo”.