Multe, l’Antitrust denuncia i Comuni: “Aumentano le spese per fare cassa”. Ecco i dettagli

Comuni furbetti nel mirino dell’Antitrust che davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei diritti di utenti e consumatori, per ciò che riguarda le attività di accertamento e notifica dell’eventuali sanzioni, ha parlato di “veri e propri abusi contro cui l’automobilista non può nemmeno fare ricorso”.

A giustificare i rincari tesi a gonfiare le casse municipali la mancanza di “criteri oggettivi fissati dal legislatore”.

Per le “spese di notifica” di 9,5 euro, fissate per legge, sono le “spese di accertamento” a far lievitare secondo convenienza la cifra da pagare.

Alla voce corrispondente le amministrazioni fanno rientrare:

  • costi di stampa;
  • costi acquisto;
  • manutenzione dei palmari;
  • moduli autoimbustanti;
  • postalizzazione;
  • redazione delle distinte delle raccomandate;
  • visure alle banche dati della Motorizzazione Civile e cosi via.

Spiega Rustichelli durante l’audizione in Commissione:

“Paradossalmente, per le sanzioni di minore importo, tra spese di notifica fissate e regolate da Agcom e queste spese ulteriori di accertamento, si può arrivare a situazioni in cui esse sono più delle spese dell’importo edittale.

In certi casi la discrezionalità dei Comuni denota come gli stessi sono giunti anche a duplicare varie voci di spesa.

Ad esempio, un Comune include sia i costi di stampa, sia quelli per cartucce e nastri stampanti“.

Dove costi stabiliti non ci sono, come spiegato dall’Antitrust a “Open”:

“le spese di accertamento curiosamente aumentano per i contribuenti che hanno scelto di avere le notifiche via Pec.

Un tipo di comunicazione non comporta la spesa fissa di notifica di 9, 50 euro, un bel problema per i Comuni che vogliono batter cassa.

La soluzione allora è stata quella di inglobare i costi di notifica via Pec nella voce relativa alle «spese di accertamento», con una cifra che parte dai 4 euro fino ai 15 euro.

La discrezionale definizione di tali spese, a livelli talvolta elevati, si traduce in uno sfruttamento della posizione di debolezza del consumatore/cittadino, che è costretto a pagarle, per espressa previsione di legge senza poterne contestare il quantum in alcuna sede”.

Sull’audizione dell’Antitrust così si è espresso il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei diritti di utenti e consumatori, Simone Baldelli:

“È assolutamente necessario predeterminare normativamente l’ammontare di un costo standard valido per tutti i Comuni, ispirato a criteri di ragionevolezza, reale correlazione ai costi, trasparenza e non discriminazione degli utenti”.