Il lucano Pasquale sfida il freddo della Lapponia e vince un’ultramaratona! I dettagli

Il maestro di sci della di Terranova del Pollino, Pasquale Larocca, ha vinto la “Rovaniemi 300”.

La Rovaniemi 300 è un’ultramaratona invernale alla quale si può partecipare a piedi, con gli sci o in fat bike, che si corre nel mese di Febbraio nel Circolo Polare Artico, nei dintorni di Rovaniemi, nella Lapponia Finlandese, che vale come gara qualificatoria per l’Iditarod Trai Invitational.

La maratona è iniziata lo scorso 15 Febbraio ed ha visto il lucano sfidare per diversi giorni freddo glaciale e vento per poi infine salire sul podio.

Ecco i momenti più concitati della gara, come riportati dall’atleta in un post pubblico:

“Sembrava una barzelletta quando ho visto l’elenco dei partenti con gli sci: uno svedese, 2 finlandesi, 1 austriaco, un inglese e poi io l’italiano partito dal sud Italia dal meraviglioso Parco del Pollino.

14 Febbraio: riunione pre gara controllo materiali e briefing sul percorso.

15 Febbraio: Ore nove si parte e subito lo svedese davanti, provo a tenerlo per qualche km a vista ma poi decido che per me sarebbe un ritmo troppo elevato per resistere tutti i 300km.

Alle ore 22:00 dopo circa 90 km arrivo ad un checkpoint al chiuso dove mangio e decido di riposare qualche ora nella legnaia di fianco.

Nel frattempo credo lo svedese non si sia fermato arrivano anche gli altri.

16 Febbraio: ore 2:00 parto con l’intento di fermarmi all’ultimo Ck dove posso trovare acqua calda, oltre quello dovrò sciogliere la neve con il fornelletto a combustibile.

Ci arrivo intorno alle 14:00 (km145) sotto una fitta nevicata.

Mi fermo mangio e sono preoccupato perché negli ultimi km ho male alla caviglia.

Decido di ripartire senza immaginare che quella bella nevicata a fiocchi si sarebbe trasformata prima in tormenta di neve e poi pioggia e vento.

Cosi la sera dopo, intorno le 22:00, sono completamente bagnato in ipotermia e devo assolutamente fare qualcosa.

Nel frattempo arriva la notizia che lo svedese si è ritirato.

Mi dirà poi l’organizzatore che la tormenta ha fatto ritirare la maggior parte dei concorrenti a piedi e con gli sci.

Arrivo ad un gruppo di case e vedo una veranda vicino alla legnaia: decido di cambiarmi lì e devo farlo in fretta.

Dopo circa 2 ore che batto i denti nel sacco a pelo inizio a vomitare: non sto per niente bene, il freddo preso mi ha debilitato, anche una tosse mi preoccupa tanto.

17 Febbraio: Alle cinque di mattina dopo che finalmente avevo trovato un po’ di tepore, devo ripartire.

La pioggia della notte ha inzuppato i dieci cm di neve e riesco ad essere tranquillo solo quando esco da un enorme fiume.

Per fortuna ne esco asciutto e inizio a risalire un sentiero in cui non esiste più traccia e devo orientarmi con il gps: sarò fermarmi ad ogni incrocio per capire la direzione.

Devo battere la traccia, altra cosa che mi fa perdere un sacco di tempo e di energia, a favore dell’inglese che inizia il recupero.

L’idea è quella di arrivare al km 200 dove c’è una baita per poter dormire.

Arrivo intorno alle 19:00 abbastanza stanco accendo la stufa e mi infilo nel sacco a pelo.

Intorno alle 23:00 arriva il ragazzo inglese.

18 Febbraio: all’una di notte decido di partire.

Mi preparo la colazione e una buona scorta di acqua sciogliendo la neve.

Scoprirò poi di aver chiuso male il contenitore della benzina e non avrò più carburante per prepararmi l’acqua.

Procedo su un percorso senza traccia per tutto il giorno e il ragazzo inglese incollato 10km dopo di me che non molla.

Arrivo all’uscita di un lago e perdo la traccia.

Inizio a vagare, perdendo almeno un’ora a favore del ragazzo che si porta ora a 6km.

Intorno alle 24:00 prendo ulteriore vantaggio ma, davanti sulla neve fresca, faccio più fatica di lui.

19 Febbraio: Sono le quattro di mattina sto sciando da 26 ore e sono sfinito.

Mi accasciò qualche momento per riposare e mi viene un colpo di sonno.

Mi sveglio dopo 10 minuti in ipotermia, in un attimo apro il sacco a pelo e mi butto dentro in mezzo alla neve.

Alle 7:00 di mattina dopo due ore riparto, non ho più acqua non posso cucinarmi niente e non mangio da 24 ore, ho sgranocchiato frutta secca e qualche gel.

Mi restano da fare 30 km e ho sete e fame.

Inizio a rovistare nella pulka e trovo una confezione di fichi secchi: inizio a mangiarli e mi rendo conto che sono impregnati di benzina.

Negli ultimi 30km gestisco il vantaggio accumulato nella notte ma sono proprio allo stremo, disidratato e affamato, in più ho le articolazioni e i muscoli doloranti e una caviglia che mi fa urlare dal dolore ogni volta che lo sci va di lato.

Arrivo al traguardo dopo 4 giorni e 6 stabilendo anche il primato che apparteneva ad un italiano fatto nel 2017.

Attualmente siamo in 3 sciatori ad aver concluso questa gara che si snoda su itinerari fantastici ma tecnicamente molto impegnativa con tante salite e dislivello, in più con le condizioni meteo che variano nei giorni non devi lasciare niente al caso.

Mi rendo conto ancora una volta che in queste gare oltre ad un’adeguata preparazione fisica, devi avere buone doti strategiche e di gestione delle energie e la testa dura”.

Facciamo i complimenti a Pasquale per essere riuscito a sfidare neve e temperature estreme portando alto il nome della Basilicata.