Vaccini, richiesta congiunta da Basilicata e Campania: “sia protetta anche questa categoria professionale per il lavoro svolto in questi mesi di emergenza”

Sottolineano i consiglieri regionali di Italia Viva della Basilicata e della Campania, rispettivamente Mario Polese e Tommaso Pellegrino:

“É necessario mettere in sicurezza dal contagio da Covid anche la categoria degli avvocati per il ruolo che non è mai venuto meno anche in questi mesi di emergenza”.

Su sollecito di rappresentanti del Consiglio nazionale forense e della Cassa forense Mario Polese e Tommaso Pellegrino chiedono ai due presidenti delle Giunte regionali lucana e campana, Vito e Bardi e Vincenzo De Luca, di farsi promotori in sede di Conferenza permanente tra Stato e Regioni di:

“ogni iniziativa utile ad inserire i professionisti legali tra le categorie a rischio che, terminata la fase di vaccinazione rivolta alle persone fragili, al personale medico e paramedico e al personale scolastico, possano aderire al piano di vaccinazione anti Covid 19 in via prioritaria stante la natura essenziale della attività svolta e dei servizi resi.

La necessità di inserire gli avvocati tra le categorie a cui somministrare prioritariamente il vaccino, così come richiesto anche dal Consiglio degli Ordini degli avvocati di Potenza, Maurizio Napolitano, in seguito alla decisione analoga adottata già in Toscana e Sicilia appare indifferibile in constatazione del fatto che pure a fronte della grave emergenza epidemiologica la categoria professionale degli avvocati non ha mai cessato di prestare la propria attività di assistenza legale, particolarmente in favore delle fasce di popolazione più deboli che, proprio in un periodo di estrema difficoltà ed incertezza, hanno avvertito a più riprese la necessità di interloquire col professionista legale di fiducia e non solo.

La categoria professionale degli avvocati infatti, ha dovuto, pur in piena emergenza pandemica assicurare la propria presenza in tribunale, negli istituti penitenziari, nei centri di raccolta migranti e in tutti i luoghi in cui era necessaria la loro presenza al fine dell’espletamento di tutti gli adempimenti connessi alla professione forense non demandabili all’attività da remoto“.