Da Matera un appello alle forze politiche regionali: “per troppo tempo questi lavoratori legati a periodici rinnovi da fame”. I dettagli

“Una soluzione definitiva che non leda la dignità di lavoratori del Reddito minimo d’inserimento (Rmi), tenuti per troppo tempo legati a periodici rinnovi da fame”.

E’ quanto chiede il presidente del consiglio comunale di Matera, Francesco Salvatore, richiamando le forze politiche regionali a un’assunzione di responsabilità, evitando però che le questioni dei Rmi e dei lavoratori in Trattamento di integrazione salariale (Tis), diventino tema della prossima campagna elettorale per le Regionali.

Rimarca Salvatore:

“Nessuna forza politica deve permettersi di giocare con la dignità di persone e lavoratori.

C’è un unico modo per dimostrare una reale volontà di risolvere la questione senza ricatti elettorali: avviare da subito un tavolo di confronto tra Regione Basilicata, Amministrazioni comunali e sindacati, per individuare un percorso condiviso, che renda sostenibile a tutti la stabilizzazione e la conclusione dell’indecorosa vita da precari di centinaia di famiglie lucane”.

È delle ultime ore il ritorno alla ribalta del tema di centrale importanza, per la tenuta della serenità della società civile lucana.

Una situazione che si protrae da decenni e merita rispetto, secondo Salvatore, perché si parla di persone e non di oggetti, ma soprattutto di trovare una soluzione definitiva che non leda la dignità di questi lavoratori.

Spiega il presidente del consiglio comunale di Matera:

“La fase sperimentale del programma Rmi fu istituita con il decreto legislativo 237 del 18 Giugno 1998, ormai 25 anni fa.

Il decreto definì il Rmi: “(…) una misura di contrasto della povertà e dell’esclusione sociale, attraverso il sostegno delle condizioni economiche e sociali delle persone esposte al rischio della marginalità sociale ed impossibilitate a provvedere per cause psichiche, fisiche e sociali al mantenimento prossimo e dei figli (…)”.

È importante portare la voce delle Amministrazioni comunali, in quanto rappresentano le strutture che hanno chiara la visione del tessuto sociale locale, e rispetto alle quali Rmi e Tis rappresentano un’importante valvola di sfogo, per sopperire a servizi resi carenti dalle ristrettezze di personale imposte dalla normativa.

Fin dal mio insediamento alla presidenza del consiglio comunale ho riscontrato l’operatività di queste categorie, che stanno contribuendo fattivamente a restituire alla città dei Sassi il luogo fisico della massima assise comunale.

Lavoratori che, nelle more di contratti e mansioni, si sono adoperati mostrando grande attaccamento al Comune di Matera, ma anche professionalità e spirito di iniziativa.

Quelle categorie, che per qualcuno parrebbero essere ‘lo scarto della società civile’ possono diventare a tutti gli effetti un valore aggiunto, e magari anche uno stimolo per alcune strutture della pubblica amministrazione “sedute sugli allori” di un contratto da posto fisso.

Ci sono in Italia altre esperienze positive, che già da tempo hanno risolto la questione.

Riteniamo che si possa velocemente procedere e porre fine a questa sorta di precariato istituzionale che sicuramente non è in linea che la crescita culturale ed economica della Capitale europea della cultura”.