Basilicata, ritorna a lavoro il personale sanitario non vaccinato contro il Covid: “diseducativo. Non è così che si risolve la carenza di personale negli ospedali”

Riceviamo e pubblichiamo la nota del dr. Rocco Paternò, presidente dell’OMCeO della provincia di Potenza, sul provvedimento di reintegro al lavoro del personale sanitario non vaccinato contro il Covid19:

«In tutto l’ambiente italiano della Sanità, il recente provvedimento di reintegro del personale sanitario non vaccinato contro il Covid 19, negli ospedali, negli studi e nelle strutture che erogano servizi sanitari alle persone, sta generando malcontento, insoddisfazione e preoccupazione.

Mi preme ricordare come la scelta di non vaccinarsi vada contro quei principi deontologici ed etici, cui ogni medico deve ispirarsi e ispirare la propria missione professionale, prima e quindi, umana.

Il Giuramento di Ippocrate sigilla un vero e proprio patto tra il professionista, che si impegna e ha il dovere di assolvere al principio di tutela e di garanzia della salute (propria e della comunità) e la persona che chiede aiuto e che ha diritto alla cura».

Un rientro che non garantirebbe di arginare l’annosa questione del deficit di personale, secondo il presidente Paternò che ha aggiunto:

«È, altresì, diseducativo sospendere l’obbligo per la nostra categoria di vaccinarsi; ciascuno potrebbe, erroneamente, pensare che non avendolo fatto, possa non incorrere in alcun tipo di conseguenza, fosse anche solo di natura deontologica e, dunque, di giustizia sociale.

Peraltro, non è certamente così che si risolve la carenza, ormai cronica, di personale negli ospedali perché la maggior parte non opera in strutture pubbliche; esistono altri sistemi per l’arruolamento dei medici sul territorio».

Riconsiderare il ruolo del professionista è indispensabile, secondo il dr. Paternò:

«Il medico è stato, è e deve essere una figura di riferimento all’interno delle comunità, perché deve poter essere visto come un esempio per i cittadini.

Se questi due anni ci hanno insegnato qualcosa di buono, è proprio che, nonostante l’impossibilità di essere vicini, si è potuta realizzare una prossimità umana senza pari tra i medici e la gente, e si è di fatto sdoganato il paradigma del medico inavvicinabile.

Non di meno, mi piace ringraziare sia i colleghi che si sono spesi senza sosta, con abnegazione totale, anche nelle ore più difficili e alcuni hanno pagato con la loro stessa vita, che la popolazione che ha subìto carenze di ogni tipo e che nonostante ciò, non ha perso la speranza.

Per tali ragioni, vorrei che non si sprecasse questa preziosa occasione, intesa come lezione di vita che tutti abbiamo ricevuto e trarne l’energia più fulgida per proseguire in un cammino di obiettivi comuni.

Chi rinnega i vaccini, inoltre, disconosce la storia della Medicina, in termini di conquiste, di avanzamento della ricerca, di raggiungimento dell’immunità e di cultura della prevenzione. Medici si nasce, essere medico e fare il medico continua a essere una missione; non basta prendersi una laurea per diventarlo, occorre l’amore per l’Altro, per il benessere dell’uomo e una profonda dedizione al prossimo.

In ultimo, rivolgo un invito al governo regionale ad accogliere e ad ascoltare tutte le parti, perché vi sia una ricostruzione efficace del sistema sanitario.

La Politica ha la funzione di programmare, attraverso una visione precisa degli interventi da porre in essere; sarebbe auspicabile che tecnici (ed esperti dei settori diversi) si occupino di condurre agli scopi finali.

Finora, in tal senso, si è registrata molta incertezza della classe medica, si è vissuto il disagio di non avere precisi riferimenti, dovendo lavorare in un sistema disordinato, disorganizzato; ciò non ha fatto altro che portare inevitabilmente anche a una disaffezione verso il proprio lavoro.

Finché si è in tempo, sarebbe opportuno correre ai ripari».