Sanità: 60000 lucani hanno rinunciato alle cure. Il rapporto

“Sono 60 mila i lucani costretti a rinunciare a curarsi perché non hanno i soldi per pagarsi di tasca propria le cure di cui necessitano e che il sistema sanitario regionale eroga con tempi biblici o in forme non appropriate rispetto alle loro necessità di salute.

Un dato allarmante che più di qualunque altro descrive lo stato comatoso della sanità lucana e che richiede ben altro rispetto alle chiacchiere quotidianamente elargite dall’Assessore Latronico”.

A dichiararlo, in una nota, è il Capogruppo in Consiglio regionale di Basilicata Casa Comune Giovanni Vizziello, che così commenta l’8° Rapporto Gimbe sul Sistema Sanitario Nazionale.

Sottolinea Vizziello:

“Quando tanti cittadini sono condannati a rinunciare ad un diritto prioritario come quello alla salute, l’unico qualificato dall’articolo 32 della Costituzione come fondamentale, laddove nessun altro diritto è definito tale.

Vuol dire che quel diritto pensato per tutti si è trasformato in un privilegio di pochi, appunto quelli che si possono permettere di pagare privatamente il costo di una visita, di un esame diagnostico o di un intervento chirurgico.

Il tema dell’accessibilità ai servizi sanitari nella nostra regione, di fatto impedito dalle lunghe liste d’attesa e quello della non eccelsa qualità delle prestazioni sanitarie erogate ai cittadini, testimoniato dall’elevata migrazione sanitaria.

Sono autentici macigni del nostro sistema sanitario, che condannano i cittadini a scegliere se pagare privatamente le prestazioni o rinunciare alle stesse.

Al cospetto dei dati che emergono dall’8° Rapporto Gimbe e che descrivono un sensibile peggioramento delle condizioni di salute dei lucani l’Assessore Latronico nella relazione sulla sanità illustrata in Consiglio regionale si è limitato a rivendicare, con successo, la riduzione nel 2024 dello squilibrio finanziario regionale, non comprendendo che il problema non è solo quello di tenere i conti in ordine, ma soprattutto quello di garantire ai cittadini l’accesso a prestazioni sanitarie adeguate”.