Matera, discarica La Martella: “per il suo rilancio vanno analizzati vari aspetti”. Questi gli spunti di Legambiente

Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Michele Morelli, del Circolo Legambiente di Matera, al dibattito sul futuro della discarica di La Martella:

“Sul dibattito che in questi giorni è scaturito in merito al futuro della discarica a La Martella bisogna considerare che una discarica può ritenersi chiusa solo dopo diversi anni di controlli e manutenzioni.

Per quanto riguarda il suo rilancio, in considerazione che sta per essere varato il nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, data la complessità della questione vanno analizzati vari aspetti.

Per questo il Circolo Legambiente di Matera suggerisce alcuni spunti di riflessione utili ad affrontare l’argomento.

Occorre dunque considerare il contesto normativo vigente, i criteri localizzativi e quelli tecnico economici, i dati sulla produzione dei rifiuti negli ambiti di riferimento, la logistica, il rapporto tra Enti pubblici e imprese private e soprattutto il rapporto tra istituzione e cittadini.

Non ultime le prescrizioni relative al rischio idrogeologico dell’area interessata.

Contesto normativo:

L’intera materia è disciplinata dal D. Lgs. 152/2006 che sancisce: “i rifiuti devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente, senza determinare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, nonché per la fauna e la flora; senza causare inconvenienti da rumori o odori; senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse”. Nel decreto si sottolinea inoltre che devono trovare attuazione nella gestione dei rifiuti i principi “di precauzione, di prevenzione, di proporzionalità, di responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti”.

Alle regioni, secondo gli articoli 196 e 199 del D.lgs. 152/06, attraverso la redazione dei piani regionali di gestione dei rifiuti (PRGR), spetta definire i bisogni e il quadro complessivo di riferimento. Spetta sempre alle regioni, fissare i criteri per l’individuazione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti oltre a indicare le caratteristiche dei luoghi e impianti adatti allo smaltimento e recupero dei rifiuti.

L’articolo 197 del D.lgs. 152/06 conferisce alle provincel’individuazione, sulla base delle previsioni del piano territoriale di coordinamento […], sentiti gli enti di governo degli ambiti di riferimento ed i Comuni, delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti, nonché delle zone non idonee alla localizzazione di impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti”.

Per la regione Basilicata, al momento, la disciplina di riferimento è la legge regionale n. 35/2018, per cui la gestione dei rifiuti deve essere realizzata “conformemente ai principi di precauzione, di prevenzione, di sostenibilità, di proporzionalità, di responsabilizzazione, nel rispetto del principio di autosufficienza e del principio di prossimità”. I rifiuti, sempre secondo la legge regionale, potranno essere smaltiti, trattati o recuperati “in uno degli impianti idonei più vicini ai luoghi di produzione … al fine di ridurre i movimenti degli stessi, tenendo conto del contesto geografico e delle reali necessità di impianti specializzati”.

Nel caso di impianti di produzione di biogas o compost, la legge incentiva il ricorso all’auto-compostaggio, al compostaggio di comunità ed in particolare alla promozione di impianti di biogas/compostaggio di prossimità (art.3).

Criteri localizzativi:

Per le diverse tipologie di impianto il PRGR/2018 definisce i criteri di localizzazione specifici. Per ciascun processo di trattamento dei rifiuti il piano identifica i potenziali impatti peculiari e quelli sensibili presenti sul territorio.

Per fare un esempio, per il piano regionale “risulta preferenziale la localizzazione di un impianto di compostaggio o di biogas in prossimità di attività agricole”.

Per questi impianti il PRGR/2018 definisce i criteri localizzativi complessivi e generici che costituiscano un solido punto di partenza per la successiva definizione che dovrà essere fatta a livello provinciale (che a quanto pare non esiste). Le province, infatti, con la descrizione dei criteri localizzativi, possono giungere ad una vera e propria mappatura del territorio provinciale, in cui ogni punto, per ogni tipologia di impianto, è classificato in termini di criteri di esclusione, penalizzazione e preferenza.

Criteri di esclusione:

Tra i criteri di esclusione individuati dal PRGR/2018 (per il momento ancora in vigore, essendo in corso di approvazione il nuovo piano regionale) vi sono dunque le aree di notevole interesse pubblico ai sensi del d.lgs. 42/2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, la distanza minima da rispettare risulta pari a circa 3 Km. In questa categoria ricadono “le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale, di singolarità geologica o di memoria storica … le bellezze panoramiche e paesaggistiche”.

Criteri di penalizzazione:

Tra i criteri di penalizzazione vi è la distanza che è necessario rispettare pari a 1 km per la presenza di insediamenti residenziali; 300 m. è invece la distanza da rispettare per insediamenti residenziali di tipo sparso.

Al fine di limitare l’impatto odorigeno, con ricaduta sul benessere delle persone, il piano suggerisce di evitare la localizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti organici di compostaggio e di produzione di biogas quelle aree, seppur infra-strutturate, caratterizzate dalla presenza di insediamenti residenziali.

 Criteri di preferenza:

Tra i criteri di preferenza per i nuovi impianti il PRGR2018 suggerisce di dare  priorità nella scelta  del sito “aree degradate da recuperare, aree di scarso pregio paesistico e naturalistico”; sono da preferire le  localizzazioni con pregressa accessibilità infrastrutturale soprattutto su ferro, in modo da associare al trasporto dei rifiuti il costo minimo; per contenere  i costi e l’impatto ambientale  legato al trasporto, il piano suggerisce “di localizzare gli impianti in siti centrali” rispetto al bacino di produzione dei rifiuti.

Criteri di natura tecnico-economica:

La scelta localizzativa relativa ad impianti e attività di trattamento/smaltimento dei rifiuti non può prescindere inoltre da criteri di natura tecnico-economica che ne rendano sostenibile l’intera operazione; per queste semplici considerazioni diventa preliminare e necessario:  definire i fabbisogni; definire il dimensionamento degli impianti  rispetto alle necessità espresse dalla comunità di riferimento (concetto di prossimità); pianificare gli interventi, (individuando i siti  più idonei, elaborando bilanci ambientali e sociali condivisi); progettare gli impianti (facendo ricorso alle più innovative  e  meno invasive tecnologie presenti sul mercato); definire il modello di gestione da seguire (diretto/indiretto).

 Dati relativi alla produzione di rifiuti organici:

Secondo il rapporto ISPRA nel 2022 la raccolta differenziata nella regione Basilicata ha prodotto il seguente risultato:

 La produzione di frazione organica nell’intera regione risulta pari a circa 50 mila tonnellate all’anno. La provincia di Matera nel 2022 ne ha prodotto circa 22 mila tonnellate di cui:

Comune Produzione anno

frazione organica

Distanza km

La Martella

Distanza km

Val Basento/

fascia ionica

Matera 8.000 t    
Irsina    400 t 37km  
Montescaglioso    800 t 27km  
Tricarico 300 t 50km  
Bernalda 2.000 t 45km >20km
Policoro 2.500 t 75km >35km
Scanzano 1.000 t 70km >30km
Montalbano 1.000 t 70km >30km
Accettura/Salandra

Calciano

1.000 t 70km >35km
Nuova Siri 700 t 75km >39km
Tursi 500 t 72km >30km
Pomarico    300 t 32km > 19km
Rotondella 300 t 96km >45km
Miglionico    200 t 24km > 19km

Dai dati sopra riportati risulta che la produzione maggiore della frazione organica si concentra nella Val Basento e lungo la fascia ionica. La localizzazione della piattaforma di La Martella risulta ampiamente decentrata rispetto ai 2/3 dei siti di produzione.

Secondo la legge regionale, ancora in vigore è bene ricordarlo, gli impianti vanno realizzati nei luoghi “più vicini di produzione … al fine di ridurre i movimenti degli stessi, tenendo conto del contesto geografico”.

Questione logistica:

Trasferire la frazione organica prodotta nella provincia alla piattaforma di La Martella significa movimentare più o meno due terzi del totale con una media chilometrica per il trasferimento della materia organica molto alta.

Cosi come risulta di dubbia sostenibilità trasferire la frazione organica prodotta dal comune di Matera (circa un terzo del totale) in un potenziale sito unico provinciale più baricentrico (Val Basento /fascia ionica).

La conformazione geografica della nostra provincia non la si può superare. La logica, le argomentazioni suggeriscono la “filiera corta”, due siti di prossimità di cui uno certamente da localizzare nel nostro territorio comunale, dimensionato alla produzione locale (max. 10 t all’anno, tenuto conto che nei prossimi anni bisognerà prima o poi impegnarsi per ridurre drasticamente la produzione dei rifiuti).

Preso atto quindi che la nostra comunità non può sottrarsi dalla responsabilità di gestione dei propri scarti, il tema della gestione/trasformazione della frazione organica non può essere scaricato su altri territori (anche se a ben vedere stiamo parlando di una risorsa).

Sicuramente una delle opzioni più avanzate (al momento) di valorizzazione della frazione organica è certamente rappresentata dalla tecnologia di produzione di “biogas e digestato” (è bene ricordare che il biogas appartiene comunque alla categoria dei gas climalteranti).

A questo punto si tratta di capire quale è il sito più idoneo per la localizzazione di una piattaforma di trasformazione della frazione organica in “biogas e digestato”.  L’errore che spesso si fa è quello di associare la piattaforma necessaria per la trasformazione della frazione organica prodotta con il destino della piattaforma di La Martella.

Non necessariamente le due questioni sono da accomunare.

Pensiamo che ci sia un giudizio unanime sull’utilizzo delle vecchie piattaforma di La Martella per l’istallazione di un impianto di produzione di energia solare (l’uso del fotovoltaico certamente qualifica la vecchia discarica). Così come risulta ragionevole utilizzare la quinta vasca per lo smaltimento di rifiuti inertizzati.

 Del resto, non molto tempo fa, la maggioranza di governo della città dichiarava che solo “…l’impianto ipotizzato di biogas dovesse necessitare di una localizzazione diversa dalla zona industriale di La Martella, proponendo la ricerca di altra zona industriale nel territorio. Vito Bubbico, Giornalemio blog partecipativo on line, 24 gennaio 2022.

Evoluzione del Borgo la Martella:

Trentacinque anni fa, quando sono state costruite le prime vasche per lo stoccaggio dei rifiuti della città, il borgo non era abitato così come si presenta oggi, non esisteva Ecopolis, non esistevano i programmi di espansione del PEEP di La Martella. Il borgo non aveva nessuna tutela, il Parco regionale della Murgia e delle Gravina di Picciano non era ancora stato instituito.

La localizzazione di un nuovo impianto di trattamento  della frazione organica nel nostro territorio, pertanto, non può prescindere da una corretta analisi territoriale che tenga conto  di tutte le variabili in campo: criteri di esclusione, criteri di penalizzazione, criteri di salvaguardia, criteri di preferenza, criterio di prossimità, criterio della filiera corta, criterio di sostenibilità dell’impianto,  ben integrato nel territorio di riferimento, secondo un corretta pianificazione e programmazione territoriale a partire dal livello regionale e provinciale.

Rapporto pubblico/privato:

In questo quadro di grande confusione è necessario fare chiarezza anche sui tanti progetti di iniziativa privata in corso di valutazione che riguardano la produzione di biogas (almeno due, uno nei pressi della masseria di Torre Spagnola e l’altro nella zona industriale di La Martella) e di CDR/CSS .

In più, abbiamo la necessità di acquisire ulteriori informazioni in merito al contratto di servizio attualmente in essere con la società che gestisce la raccolta differenziata nella nostra città. Si vuole sapere, in particolare, se gli attuali UTILI derivanti dalla valorizzazione delle materie prime seconde (mps) incidono sulla tariffa o se sono appannaggio del solo soggetto gestore. Si vuole sapere la scadenza dell’attuale contratto di servizio e se si sta’ già lavorando per il nuovo appalto.

Crediamo che serve a poco la consultazione avviata dal comune se non accompagnata da un’analisi ampia a tutto campo. Una consultazione priva di analisi rischia di innescare contrapposizioni che possono inquinare i rapporti democratici tra istituzioni e cittadini.

Rapporto istituzioni/cittadini:

Il destino della piattaforma di La Martella non può prescindere dunque dal coinvolgimento della comunità locale più interessata dalla vicenda.

E’ bene ricordare che tutte le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi vent’anni si sono impegnate nei confronti dei cittadini di La Martella a chiudere la piattaforma, nelle dichiarazioni pubbliche e nei loro programmi elettorali.

Legambiente si è sempre sottratta a questo modo di affrontare le questioni ambientali, il nostro impegno e il nostro contributo non verrà meno, siamo disponibili al confronto con le istituzioni e con i cittadini residenti del borgo La Martella, con responsabilità e competenza.

Vi è un ultimo elemento di cui sia l’amministrazione comunale che il governo regionale sembrano non tenere conto. Nella relazione che dovrebbe accompagnare il nuovo piano regionale si parla di un biodigestore per la produzione di biogas in grado di trattare 30.000 t/anno della frazione organica del rifiuto solido urbano da impiantare nell’area adiacente le vasche di stoccaggio dei rifiuti di La Martella, che nella relazione viene chiamata piattaforma o polo tecnologico green.

Nella relazione si evita (volutamente o meno) di evidenziare che parte dell’area dell’attuale piattaforma di La Martella interferisce con le aree censite dal vigente Piano Stralcio per la difesa dal rischio idrogeologico (PAI) come aree a rischio alluvione con tempi di ritorno Tr pari a 30, 200 e 500 anni.

Ne consegue che su dette aree vigono le prescrizioni e quindi le limitazioni contenute nelle norme di attuazione del PAI (art. 7 delle NdA). Di questi vincoli nei documenti di aggiornamento del PRGR 2023 non c’è traccia.

Ne consegue che il soddisfacimento del fabbisogno impiantistico e la realizzazione delle necessarie opere per l’installazione delle piattaforme e del biodigestore presso la piattaforma di La Martella potrebbe incontrare ulteriori ostacoli insormontabili”.