Nel materano chiude storico stabilimento, Mons. Caiazzo: “decisione grave e per la dignità di 40 famiglie e di un territorio già fortemente mortificato”.

Riceviamo e pubblichiamo la lettera che Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, Arcivescovo della Diocesi di Matera-Irsina, ha inoltrato al Dirigente della Happy Srl (e per conoscenza alle Autorità locali) in merito all’annunciata chiusura dello stabilimento della Coopbox di Ferrandina (MT):

“Egregio Signor Dirigente Happy S.R.L.,

come pastore di questa Chiesa locale, a seguito della notizia inattesa che annunciava il fermo dell’attività produttiva dal 31 gennaio al 13 febbraio e la messa in ferie del personale della Coopbox di Ferrandina (MT), con la sola eccezione degli addetti agli uffici e alle spedizioni, sento l’urgenza di rivolgermi a Lei con animo preoccupato ma speranzoso.

Il nostro territorio, già fortemente penalizzato per la chiusura di altri indotti lavorativi negli anni passati, proprio ora che si sta venendo fuori a fatica dalla pandemia, non può ricevere un’ulteriore ferita con il fermo dell’attività produttiva presso lo stabilimento di Ferrandina.

Mi sembra inverosimile e preoccupante che la decisione sia giustificata con ‘l’impossibilità di rifornire lo stabilimento di Ferrandina di materia prima, dovuta al ritardo nelle consegne dei fornitori e all’inevitabile ritardo nei trasporti verso Ferrandina, oltre che alla carenza di operatori degli impianti e del trasporto dovuta alla situazione pandemica‘.

L’avrei potuto capire durante il periodo del lockdown ma non nel momento in cui tutto è ripartito.

L’imminente chiusura dello stabilimento lucano comporta il conseguente licenziamento di 40 lavoratori.

Mi permetta di sottolineare che la Coopbox di Ferrandina è stata ceduta al vostro Gruppo Happy con sede a Cremona e che dopo solo tre mesi sia stata presa una decisione così grave e deleteria per la dignità di 40 famiglie e di un territorio già fortemente mortificato.

Mi chiedo: cosa viene prima il profitto o il bene comune? Le strategie industriali e di mercato o salvaguardare la dignità delle persone?

Il nostro amato Sud non si aiuta decidendo di chiudere delle aziende nelle quali decine di persone hanno sempre lavorato con dedizione, impegno e abnegazione.

Capisco che è difficile investire nelle nostre terre: probabilmente perché troppo lontane dal resto d’Europa.

È una colpa?

Papa Francesco, dice giustamente: ‘…siete chiamati a cooperare per far crescere uno spirito imprenditoriale di sussidiarietà per affrontare insieme le sfide etiche e di mercato, prima fra tutte la sfida di creare buone opportunità di lavoro. A questo contribuiscono anche le iniziative di confronto e di studio, che realizzate sul territorio(Discorso all’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, 31 ottobre 2015).

Mi permetto di ribadire ancora una volta il valore sociale delle imprese, le quali hanno bisogno di essere tutelate, da istituzioni, ma anche da agenzie finanziarie e bancarie, tutti chiamati ad ‘agire con responsabilità‘ perché ‘l’economia e l’impresa hanno bisogno dell’etica per il loro corretto funzionamento; non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica che ponga al centro la persona e la comunità(Papa Francesco, ivi).

La Chiesa insegna che c’è una duplice funzione dell’impresa: da una parte produrre la ricchezza, dall’altra di distribuirla secondo principi di giustizia.

Purtroppo non sempre è così.

La migliore scuola italiana di economia aziendale afferma che la crescita della ricchezza non si ha difendendola, ma diffondendola in tutto il sistema economico e sociale per la costruzione del bene comune.

Mi auguro che ogni vostra decisione sia rivista e ripensata affinché l’azienda di Ferrandina non venga chiusa ma rilanciata, se ritenete opportuno modernizzandola e riconvertendola, per continuare la produzione, salvaguardare il posto di lavoro e offrendo ulteriori opportunità.

La ringrazio sperando che il mio grido preoccupato e sofferto sia ascoltato, accolto e messo in atto.

Sperando di poterLa incontrare personalmente, La saluto”.