In Basilicata grave carenza di cuochi, barman, personale alberghiero e persino camerieri! Ecco cosa sta succedendo

Dice Michele Tropiano, presidente Federalberghi-Confcommercio:

“Entro la fine di Ottobre le assunzioni programmate in Basilicata nei servizi di ricettività e ristorazione (Bollettino Excelsior-Unioncamere di Agosto) dovrebbero essere 2.240.

Ma mancheranno all’appello almeno il 35% di addetti alla cucina e alla sala, barman, personale alberghiero.

Le nostre imprese si portano dietro dall’inizio dell’estate la carenza di personale e non solo specializzato per le difficoltà nel reperire persino quelle figure professionali come i camerieri occasionali che prima della pandemia erano in abbondanza.

Parliamo di oltre il 25% di tutte le assunzioni previste nella nostra regione (8.780) tra contratti a tempo determinato ed indeterminato e che costringono alcuni albergatori con ristoranti ad introdurre il numero chiuso di coperti e non certo per i soli possessori di Green Pass ma per insufficienza di chef ed aiuto chef“.

Per il vicepresidente vicario Fipe-Confcommercio Aldo Cursano:

“La pandemia ha di fatto allontanato almeno 100mila professionisti dell’ospitalità con cui in passato abbiamo condiviso un progetto di crescita e lavoro.

Il turismo e soprattutto la ristorazione si sono dimostrati fragilissimi e tantissimi nostri collaboratori sono stati messi nelle condizioni di scegliere altri ambiti lavorativi, anche meno remunerativi ma considerati più sicuri e affidabili”.

Alla fine di Maggio era scattato l’allarme della Fipe: mancano all’appello circa 150mila lavoratori.

In particolare 120mila professionisti a tempo indeterminato che nel corso del 2020 hanno preferito cambiare lavoro.

Confcommercio mette le mani avanti:

“Il ritorno alla stagione delle misure restrittive sulle imprese deve essere scongiurato in ogni modo e lo strumento migliore per raggiungere il risultato è il Green Pass.

Perché ciò si realizzi occorre collegare l’utilizzo progressivo del Green pass all’evoluzione del quadro epidemiologico prevedendo che il cambio di colore delle regioni si accompagni proprio ad un uso più estensivo del certificato.

In questo modo si raggiungono tre risultati:

  • si incentiva la campagna di vaccinazione;
  • non si penalizza la stragrande maggioranza degli italiani che hanno scelto responsabilmente di vaccinarsi;
  • non si ferma neppure una sola impresa.

È questa, in sintesi, la posizione di Fipe Confcommercio, contenuta in una lettera del presidente Lino Enrico Stoppani indirizzata al premier Mario Draghi e ai ministri competenti Garavaglia, Giorgetti e Speranza.

Una lettera analoga è partita dalle associazioni territoriali all’indirizzo dei rispettivi Governatori di Regione.

Sottolinea Stoppani:

“Serve un cambio di passo per fare in modo che la massiccia campagna vaccinale non solo prosegua speditamente ma serva proprio a coniugare la tutela della salute con la salvaguardia dell’economia.

Ancora oggi, purtroppo, se peggiora il quadro sanitario si interviene con misure restrittive sulle imprese.

Ora, con 36 milioni di persone vaccinate con doppia dose, è possibile cambiare approccio.

La nostra proposta è quella di estendere progressivamente l’uso del Green Pass, collegando i livelli di rischio con cui si classificano le regioni all’utilizzo progressivo della certificazione verde: man mano che peggiora il quadro sanitario, si amplia la platea di attività e servizi nei quali si accede con il Green Pass.

Ci sembra il modo migliore per incoraggiare la campagna di vaccinazione, tutelare la libertà di chi ha scelto responsabilmente di vaccinarsi e superare definitivamente la faticosissima stagione delle chiusure o limitazioni alle attività, in particolare proprio dei Pubblici Esercizi.

È anche una questione di equità: dopo molti mesi di sacrifici, sarebbe infatti incomprensibile ricadere nelle maglie di nuove chiusure e restrizioni per causa di chi, dopo nove mesi di campagna vaccinale, sceglie ancora oggi liberamente di non vaccinarsi, aumentando con questa scelta individuale il rischio collettivo di assumere nuovi costosissimi provvedimenti, in termini sanitari, economici e sociali”.