Rapinarono una banca a Matera portando con loro oltre 200000 euro: ecco l’esito dell’attività investigativa

La Polizia di Stato ha notificato l’Avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di sei soggetti, di cui tre attualmente detenuti in carcere, tutti residenti in provincia di Bari, e di età compresa tra i 34 e i 55 anni.

Il reato ipotizzato nei confronti dei 6 indagati è la rapina in concorso pluriaggravata commessa il 4 dicembre 2015 ai danni della filiale di Matera della Banca Carime.

Dalla banca venne asportata la somma complessiva di 202.130 euro.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Matera, sono state svolte dalla Squadra Mobile di Matera..

Già in data 29 marzo 2016, le investigazioni permisero al personale di questa Squadra Mobile di dare esecuzione alla misura della custodia cautelare in carcere, disposta dal Gip, nei confronti del barese Marco Solito, unico esecutore materiale della rapina, poi condannato per questi fatti con sentenza passata in giudicato: introdottosi nella banca con un ordigno esplosivo di fattura artigianale, il Solito era fuggito con il bottino.

Fu all’epoca accertata la presenza di complici che aiutarono il rapinatore a portare a termine il delitto, i quali però in un primo momento non furono identificati, tranne uno che venne denunciato all’A.G. in stato di libertà.

La successiva attività investigativa, nata a seguito dell’acquisizione di dichiarazioni di un collaboratore di giustizia da parte della Squadra Mobile di Bari, e consistita nell’audizione di persone informate sui fatti e in altre acquisizioni documentali, ha consentito di raccogliere elementi probatori a carico degli indagati: cinque di essi avrebbero partecipato alla pianificazione, all’organizzazione ed all’esecuzione del reato, accompagnando il Solito a Matera, attendendolo e poi riaccompagnandolo a Bari dopo la rapina.

Avrebbero inoltre partecipato alla successiva suddivisione della somma provento del reato, parte della quale sarebbe stata consegnata anche alle consorti di due esponenti di spicco di un clan di Bari, all’epoca dei fatti detenuti.

Il sesto complice invece, dipendente della filiale, avrebbe avuto un ruolo determinante nel favorire il rapinatore ad accedere nell’istituto bancario e nel farsi consegnare il denaro.