Bernalda: “Lavoratori venuti a casa nonostante sapessero di un loro eventuale contagio”. Ecco la storia di un cittadino affetto da una grave patologia

Chi è in attesa di tampone o di esito di tampone deve restare a casa!

Questo il monito rivolto ai cittadini dal Sindaco di Bernalda (MT), Dott. Domenico Raffaele Tataranno.

Il Primo Cittadino, come da lui stesso dichiarato, è stato raggiunto da segnalazioni che denunciano la presenza di soggetti che, in attesa dell’esito del tampone, si allontanano dalla loro abitazione.

Questa una testimonianza:

“Prestigiosissimo Sindaco della Città di Bernalda,

sono un disabile con una situazione handicap grave dovuta ad una serie di patologie tra cui la più importante è una malattia rara ai polmoni che purtroppo non mi permette di vivere “normalmente”.

Utilizzo il supporto di ossigeno durante il giorno e di notte una ventilazione, la cosiddetta C-PAP.

Sfortunatamente pure mia moglie ha dei problemi di salute, ma, nonostante ciò, facciamo di tutto per vivere la nostra vita famigliare con dignità: mia moglie ha un’attività fiorente a Matera e io sto cercando di acquisire nuove competenze professionali che mi permetteranno in futuro di poter lavorare nonostante le limitazioni della mia malattia.

Da febbraio viviamo con la massima attenzione ogni momento della nostra vita, ci siamo ahimè isolati socialmente, mia moglie ha messo in atto per la sua attività delle misure di sicurezza che vanno ben oltre quanto indicato dai vari regolamenti ministeriali e regionali, indossiamo mascherine certificate come Dpi e attuiamo ogni misura volta a scongiurare un eventuale nostro contagio.

Inutile che vi dica la nostra preoccupazione nel vedere come gran parte della cittadinanza di Bernalda abbia preso “sottogamba” questa pandemia, prima durante la scorsa estate, e durante la seconda ondata poi.

Mascherine non messe, assembramenti, violazioni delle semplici norme di diffusione del virus, utilizzo di dispositivi di protezione spesso logorati e malridotti, questo ci ha spinto ad alzare ancora di più il livello di difesa passiva.

Purtroppo, da ieri siamo in isolamento e in attesa di tampone perché due lavoratori di una ditta locale sono venuti a casa nostra nonostante fossero entrambi a conoscenza di un loro eventuale contagio e, a quanto pare, uno di loro era pure in attesa di esito del tampone.

Noi, come sempre abbiamo tenuto il livello di guardia alto tenendo tutte le finestre e la porta di casa aperte durante la loro permanenza per favorire il ricambio immediato di aria, abbiamo indossato tutti la mascherina, abbiamo pure cercato di disinfettare tutte le superfici che avrebbero potuto venire a contatto con loro.

Spero che quanto da noi fatto sia stato sufficiente ad evitare un contagio che potrebbe avere risvolti per noi fatali.

La cosa più sconcertante è che siamo venuti a conoscenza della loro positività il giorno seguente, non da loro stessi, ma dalle solite “voci del sottobosco”.

Chiesta loro conferma di quanto vociferato, hanno dato risposta affermativa. Mi è crollato il mondo addosso.

Perché?

Mi sono chiesto!

Cosa ha spinto la scelleratezza di questi individui a presentarsi in casa di un malato polmonare in questa situazione?

Cosa li ha spinti a non avvisarmi subito della loro positività?

Avranno mai pensato almeno per un minuto al danno che avrebbero potuto creare?

Quante persone si saranno trovate nella mia stessa situazione?

E’ veramente difficile trovare una risposta oppure potrebbe essere più facile di quanto si creda.

Io attribuisco la colpa di questo in primis all’ignoranza diffusa nella nostra società, alla mancanza di educazione e di rispetto del prossimo, alla superficialità di come ancora oggi molte persone affrontano questa nostra situazione emergenziale.

La colpa principale risiede in noi in quanto membri di una società in continuo declino in cui le priorità materiali superano di gran lunga il benessere culturale e sociale.

Una società che si indigna – giustamente – di un cane abbandonato, ma al contempo guarda con indifferenza o diffidenza una persona in difficoltà solamente perché percepita come “diversa” o “straniera”.

Una società che lascia indietro e non protegge i più deboli siano essi indigenti, anziani o disabili non sarà mai pronta per affrontare scenari terribili come quello che stiamo attraversando e non potrà mai garantire un futuro prosperoso alle future generazioni.

Sarebbe troppo facile attribuire la colpa alle istituzioni, certo avrebbero potuto fare meglio, o forse peggio, ma se non capiamo che le istituzioni siamo noi, che le istituzioni sono lo specchio della società che le ha istituite e legittimate, non capiremo mai che dobbiamo cambiare noi stessi e i nostri valori.

Io non so cosa sarà di me e di mia moglie nei prossimi giorni, spero tanto che le precauzioni che abbiamo preso siano state sufficienti per proteggerci, ma al di là di noi e del nostro destino resta qualcosa di ben più grande: il destino della nostra collettività, dei nostri valori e del nostro futuro.

In queste ore per noi “drammatiche” ho capito che Sars Cov-2 è nemico del nostro organismo, ma esso trova alleati fedeli nei nostri comportamenti, nella nostra ignoranza e nel nostro disagio.

Ignoranza e disagio sono nemici ben più terribili per la nostra Comunità“.