Bullismo, aumenta anche in Basilicata il numero di adescamenti in rete: sempre più giovani chattano con soggetti sconosciuti per lungo tempo! I dettagli

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Vincenzo Giuliano, Garante Infanzia e adolescenza di Basilicata:

“All’interno della nostra indagine, a differenza di quella del Moige che afferma che a subire più atti di bullismo sono le donne, la nostra regione presenta il contrario, ossia in Basilicata, ad avere problematiche legate al bullismo sono il 40,20% dei maschi e il 25,50% delle donne con età compresa dai 10 ai 14.

Lo studio del Moige ci rimanda un’immagine di una generazione sempre più iperconnessa che però, dato interessante, non sta sostituendo le relazioni nel mondo reale con quelle virtuali.

L’89% degli intervistati dichiara di avere più amici nel mondo reale (nel 2020 erano l’81%) e diminuisce il numero di chi fa nuove conoscenze online sempre o spesso (22% contro il 26% del 2020).

Tale problematica inerente alle conoscenze virtuali sono fortemente presenti anche nel nostro territorio lucano; infatti, si registra un aumento del fenomeno dell’adescamento in rete, in quanto i giovani si ritrovano a chattare con soggetti sconosciuti e per lungo tempo.

La nostra indagine ‘social, giovani e pandemia’ riporta che il 51,50% delle femmine chatta con  persone che non conoscono mentre i maschi che chattano con un estraneo sono 47,66%.

Il 2,83% dei maschi e 1,37% delle femmine ha fatto più di una volta qualcosa che le era stata chiesta da uno sconosciuto, mentre a fare ciò che veniva richiesto almeno una volta vi è 2,40% dei maschi e il 2,40% delle femmine.

L’obiettivo predominante che ha mosso l’iniziativa di questa indagine è quello di far sentire i ragazzi più al sicuro, ascoltati, soprattutto da parte delle istituzioni e indurli a comunicare, a confidarsi con gli insegnanti, genitori e adulti di riferimento.

Ma nello stesso tempo anche a prevenire tali fenomeni attraverso la promozione di una cultura che impedisca comportamenti prevaricatori.

Costruire rete tra docenti, genitori, educatori, adulti di riferimento costituisce la strada maestra su cui orientarsi.

Educare, già dalla prima infanzia, i ragazzi alla prosocialità, all’empatia, all’accoglienza, alla comprensione della diversità come risorsa, dev’essere una costante per promuovere e costruire una cultura basata sul rispetto reciproco, sulla solidarietà, sul bene comune, sulla cooperazione.

Occorre però un nuovo patto tra Scuola e famiglia che devono remare in un’unica direzione.

La scuola come luogo di crescita non solo cognitiva ma personale, emotiva e culturale.

La famiglia indirizzando i ragazzi a farsi carico del prossimo, al confronto costruttivo, a saper litigare, a non usare violenza, stimolando tutte le loro capacità di comunicazione per indurli a non chiudersi in loro stessi ma a chiedere aiuto”.