In un angolo cruciale della Magna Grecia, dove il tempo ha stratificato culture, identità e memorie, prende il via una nuova avventura archeologica: il Siris-Project, un’indagine scientifica d’eccellenza che punta a far luce sulle origini e sull’evoluzione della colonia greca di Siris-Herakleia, una delle più importanti ma anche delle più complesse dell’Italia meridionale antica.
A dirigere la missione è Annarita Doronzio, docente e ricercatrice della prestigiosa Humboldt-Universität zu Berlin, affiancata da un team internazionale composto da studenti e giovani ricercatori tedeschi, alcuni già esperti nel lavoro sul campo, altri alle loro prime esperienze.
Non solo uno scavo, ma un vero e proprio laboratorio didattico a cielo aperto, dove formazione, ricerca e innovazione si intrecciano.
Il progetto, che ha ottenuto un permesso triennale dal Ministero della Cultura (2025–2028), è realizzato per la prima volta in concessione a un’università tedesca e si avvale della collaborazione istituzionale del Comune di Policoro, del Comune di Tursi e della Direzione Regionale Musei Basilicata – Parco Archeologico di Herakleia, sotto la supervisione di Filippo Demma e Carmelo Colelli.
Il Siris-Project non si limita a scavare nel passato, ma lo fa con una visione contemporanea e integrata.
Il team include archeologi, geologi, topografi e studiosi del CNR, con l’obiettivo di acquisire una conoscenza quanto più globale e scientificamente solida possibile, grazie all’utilizzo delle tecnologie più avanzate.
Sottolinea Doronzio:
“È un’occasione unica per formare nuove generazioni di archeologi e al tempo stesso restituire alla comunità scientifica e locale nuovi tasselli della nostra storia antica”,
Uno degli aspetti più innovativi del progetto è la sua visione multiculturale e partecipativa.
La ricerca si concentra infatti sull’interazione tra i coloni greci e le comunità indigene che già abitavano l’area prima della fondazione della colonia.
Un rapporto complesso, fatto di scambi, conflitti, assimilazioni, che smentisce l’idea di una colonizzazione monodirezionale e restituisce un quadro storico più ricco e autentico.
Raccontano i ricercatori:
“In questo senso, il nostro progetto è sì straniero, ma profondamente radicato nel territorio.
Lavoriamo con il supporto della comunità locale, nella convinzione che il patrimonio culturale appartenga a tutti e cresca solo se condiviso.”
Una visione pienamente condivisa anche dalle istituzioni locali.
Ha dichiarato il sindaco Salvatore Cosma:
“Per la comunità di Tursi è un onore ospitare la missione di scavo degli archeologi di Berlino perché la cultura per noi è fondamentale e utile alla crescita della nostra comunità.”
Il progetto della Humboldt-Universität non si limita a riportare alla luce reperti: vuole raccontare una storia nuova della Magna Grecia, più vicina alla realtà di un mondo antico fatto di incontri, scontri, contaminazioni. Un’eredità che continua a vivere, silenziosa e potente, nel paesaggio, nelle tradizioni e nell’identità dell’Italia meridionale.
In questo scavo – scuola internazionale, Tursi e Policoro sono protagonisti di un dialogo tra passato e futuro, tra territori e accademia, tra memoria e conoscenza.
Una nuova pagina della storia si sta scrivendo. E parla molte lingue. Lo scavo e’ finanziato dalla Humboldt-Universität Gesellschaft.