Non c’è pace per Papa Francesco.
Pochi giorni fa Monsignor Pietro Amenta di Grottole (MT), 55 anni, giudice della Sacra Rota, ha deciso di patteggiare la condanna a un anno e due mesi (con sospensione della pena) per l’accusa di violenza sessuale e pedopornografia digitale.
I fatti risalgono al 2 Marzo scorso, quando l’alto prelato molestò un ragazzo rumeno allora di 20 anni.
La scabrosa vicenda è particolare anche nella modalità con cui si è svolta.
Il giovane si era recato a prendere la fidanzata a piazza San Giovanni di Dio, a Monteverde, quartiere Gianicolense a Roma.
Aspettando la fine delle lezioni serali frequentate dalla ragazza il giovane si era recato al vicino mercato quando si è materializzato improvvisamente un uomo coperto da occhiali che lo ha afferrato per i genitali.
La vittima urla ma l’uomo non cambia idea e ripete di nuovo il gesto.
A questo punto l’uomo cerca di scusarsi, ma il ragazzo dice di voler chiamare la forza pubblica ed allora il prelato mormora la classica frase; “Tu non sai chi sono io…”, ma in quel momento giunge un poliziotto che lo blocca e lo identifica come Monsignor Pietro Amenta.
Il giorno dopo la Polizia ha trovato delle immagini pedopornografiche sul suo computer.
Il fatto non è trascurabile sia per le modalità inusitate che per la figura dell’aggressore sessuale, trattandosi di una figura apicale della Chiesa Romana.
Papa Francesco ha più volte condannato la pedofilia, ma a questo punto, più che una svolta etica nella Chiesa cattolica sembra trattarsi di una necessità dettata dall’inevitabilità di eventi che si ripetono con un ritmo impressionante.
Questo ultimo, poi, è particolarmente aspro nelle modalità: un giudice della Sacra Rota Romana che brandisce più volte i genitali di un ragazzo in un mercato.a
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